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Indovinello: un sindaco-filosofo.

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Epoi: un sindaco-filosofo-librettista d'opera. Silenzio, immagino. Rispondo io. Sempre Cacciari, il «doge» veneziano. Che il 18 giugno presenta al Ravenna Festival, in prima mondiale, «Tenebrae», testo tutto suo. Niente di nuovissimo, in realtà. E infatti mentre a Parigi infuriava la querelle des bouffons (la polemica tra teatro in musica francese ed italiano che fece da preludio all'illuminismo), il filosofo alla moda (pardon, à la page) dell'epoca Jean-Jacques Rousseau scrisse il libretto (ed anche la musica) per un'opera in un atto unico in stile italiano (Le Devin du Village), lo mise in scena a corte nel 1752: il lavoro piacque tanto a Luigi XV che Rousseau ne ottenne una "pensione reale", ossia un vitalizio. Jean Jacques comunque non ebbe mai cariche amministrative e politiche; continuò a fare il filosofo ed inconsapevolmente a seminare i germi giacobini della Rivoluzione. Aveva, invece, cariche di rango - era Re di Prussia - Federico II, detto Il Grande. In quel di San Soucis - la sua villa a Postdam, vicino Berlino - si era fatto costruire un teatro; di molte opere scriveva i libretti - la più nota è Montezuma messa in musica da Carl Heinrich Gaun, quasi contemporanea a Le Devin di Rousseau. I precedenti, quindi, ci sono riguardo al caso-Cacciari. Il suo «Tenebrae» si avvale della musica di Adriano Guarnieri e della regia di Cristina Mazzavillani Muti. Le scenografie virtuali sono di Ezio Antonelli, l'esecuzione di un ensemble strumentale di 14 solisti del Teatro dell'Opera di Roma, live electronics due soprano, un controtenore e voci registrate del coro Speculum. Al Ravenna Festival (10 giugno-13 luglio) la prima il giugno, si diceva. Con un'ulteriore curiosità: l'opera non è co-prodotta (come si sarebbe potuto immaginare) con La Fenice (tempio veneziano della musica contemporanea) ma dal Teatro dell'Opera di Roma (dove verrà replicata dal 16 al 20 ottobre). Tenebrae si inserisce in una manifestazione a forti contenuti filosofico-religiosi: il sottotitolo del Ravenna Festival 2010 è "Ex tenebris ad lucem" - ossia come giungere dalle tenebre del mondo alla luce della conoscenza e della fede. «Tenebrae», in particolare, è tratto dalla liturgia del Venerdì Santo: "tenebrae factae sunt", il buio che paralizza la terra dopo la morte di Cristo crocefisso. Come mai Cacciari, caposcuola di una delle correnti più moderne del pensiero marxista, affronta questo tema in un'opera-oratorio che impiega un impianto scenografico computerizzato (ma ispirato a Caravaggio) ed una scrittura musicale da un lato tradizionale (quattro quadri e 16 "sequenze", o numeri, con richiami a Gesualdo da Venosta) e da un altro modernissima (strumenti coniugati con sintetizzatori elettronici e nastri registrati)? Sotto il profilo strettamente musicologico, le storie della musica sottolineano che il pensiero di Massimo Cacciari ha molto influenzato Luigi Nono (a lui e alla sua famiglia il sindaco-filosofo è stato molto legato per decenni) tanto che Prometeo-Tragedia dell'Ascolto, composta da Nono nel 1984-85, si basava su un libretto concepito dal filosofo pur se su testi non suoi ma di Esiodo, Eschilo, Sofocle, Europide, Pindaro, Erodoto, Goethe, Hölderlin, Benjamin e Schömberg (per lo più incomprensibili a ragione della decostruzione a cui il compositore li sottopone). In «Tenebrae», invece, i testi sono in gran misura dello stesso Cacciari anche se interpolati con brani di Neitzsche, Heidegger e Trakl. Adriano Guarnieri, a differenza di Nono, non "decostruisce" i testi. E' probabile che anche il testo di Tenebrae possa essere assaporato dagli spettatori. Nel libretto (a quel che è dato di sapere) non ci sono brani dall'ultima fatica di Cacciari I comandamenti: io sono il Signore Dio Tuo, scritto a quattro mani con il teologo Piero Coda. Anche se Cacciari considera la filosofia come "a-teismo" (lo dice a tutto tondo il titolo di un volume pubblicato nel 2008 con Ilario Bertoletti) , e nonostante sia visto come il marxista che meglio ha portato in Italia il pensiero della scuola di Francoforte, il sindaco-filosofo è un esperto di teologia (nonché di iconografia) ed uno dei rari laici ammesso a dialogare con i monaci del Monte Athos. Un "ateo devoto"? È una schiera di personalità autorevoli che sta diventando sempre più folta.

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