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L'ammiraglio che scoprì l'America due volte

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RuggeroMarino, storico e giornalista, per una vita inviato de Il Tempo, è convinto che il ritratto del navigatore genovese che ci ha trasmesso la storia sia «una barzelletta per bambini deficienti». Marino è l'autore appassionato e puntiglioso di «L'uomo che superò i confini del mondo», Sperling & Kupfer, 20 euro, 430 pagine (un bel librone). Un testo che non solo rivoluziona la figura di Cristoforo Colombo, ma sovverte l'intera idea che oggi abbiamo del '400. Marino dopo 19 anni di studi e due precedenti saggi («Cristoforo Colombo e il papa tradito» e «Cristoforo Colombo. L'ultimo dei templari») avanza ancora nell'approfondimento della vita e della figura del navigatore. Interpretando e collegando documenti noti e meno noti l'autore giunge alla conclusione (esaminata con interesse e condivisa da molti altri studiosi) che nel '400 le Americhe fossero tutt'altro che sconosciute, ma piuttosto segrete. «Mai la Chiesa avrebbe voluto infrangere la trinità geografica Asia, Africa, Europa su cui si fondavano le convinzioni dell'epoca - spiega Marino - ma comunque il Vaticano possedeva carte che mostravano le terre oltre le Colonne d'Ercole. Alcune risalivano alla biblioteca di Alessandria». In quelle terre c'erano europei che si arricchivano andando a prendere oro e a pescare il merluzzo. «Colombo, che era un uomo di Chiesa, e lo dimostra che più volte si è ipotizzato di farlo santo conosceva questi segreti - aggiunge Marino - E nelle Americhe era già stato, almeno una volta prima di quel 1492. Cristoforo Colombo, che sapeva benissimo dove andava con le sue caravelle, è stato il rivelatore e non lo scopritore del Nuovo Mondo». A. A.

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