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Raoul Bova si confessa a Cannes "Sono troppo timido con le donne"

Raoul Bova

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CANNES - Per quest'anno Sharon Stone non sarà sulla Croisette a presenziare il tradizionale gala benefico dell'AmFar, ha dato forfait, perché sta girando un film e teme inoltre di volare con la nube vulcanica. Non verrà nemmeno Sean Penn, ma si attende l'arrivo a Cannes di Raoul Bova, soprattutto dopo il suo recente outing: «Sono timido - ha confessato su una rivista - Anch'io ho avuto difficoltà con le donne! Sono malinconico, non ho una conversazione brillante e non faccio subito colpo». Nel giorno del Grand Prix di Montecarlo, Cannes rivela la sua anima nostalgica, grazie a Michelangelo Frammartino, regista italiano, già pluripremiato per «Il dono» e ora in corsa alla Quinzaine des realisateurs con «Le quattro volte», film che si ispira al pensiero pitagorico, per il quale l'essere umano ha in sè quattro vite, incastrate l'una dentro l'altra. L'uomo è infatti un minerale grazie allo scheletro, un animale perchè dotato di mobilità e conoscenza, un vegetale in quanto si nutre e respira, Ed è razionale, possiede volontà e ragione. «In Calabria, mio luogo d'origine c'è stato Pitagora che professava l'animismo - ha spiegato Frammartino - Il linguaggio del cinema sta cambiando e il documentario, al contrario della fiction, parte da luoghi e fatti reali sui quali viene poi realizzata una storia». Protagonisti sono un capretto, seguito dalla nascita fino al suo primo pascolo; un grandissimo abete bianco alto 21 metri, che si trasforma in carbone. E infine un pastore calabrese, «di quelli da sempre considerati con sospetto e che non avevano neppure diritto di testimonianza, una sorta di medium della natura che si cura con la spazzatura della Chiesa, sciolta nell'acqua e bevuta, secondo un'antica tradizione pitagorica, che nella polvere credeva risiedesse l'anima». Dal regista arrivano anche considerazioni politiche: «Il nostro è un governo molto legato alla tv ed è chiaro che sia meno vicino al cinema. Come dice Godard, il grande schermo ci fa alzare la testa sul mondo, mentre la tv la fa abbassare. Bondi, non essendo venuto qui a Cannes, è costretto a guardarci dal basso, dalla tv», ha concluso il regista che sta preparando un film di animazione di cui è protagonista un bambino negli anni che vanno dal 1978-81, dalla morte di Aldo Moro al caso Vermicino, «anni di riflusso in cui sono nate le tv commerciali». A parte il polpettone su «La principessa di Montpensier» di Bertrand Tavernier, ambientato nella Francia del 1562, alla corte di Carlo IX, durante le lotte tra papisti e ugonotti, ha entusiasmato - in concorso - «L'uomo che grida» opera africana di Haroun che mette padre contro figlio per un posto di lavoro come assistente alla piscina di un resort in Ciad. Un film sul proscenio delle miserie che racconta come un uomo possa diventare un vero miserabile egoista in uno scenario da fame.

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