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Il comizio di Sabinà

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Sabina Guzzanti

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Lei fa la diva sulla Croisette, lo sfondo azzurro del mare. Paparazzi schierati manco fosse Penelope Cruz. Bombardano di flashes i tacchi alti, il minimale abitino-sottoveste che piacerebbe a Carlà. Loro hanno appena doppiato l'anno dal grande boato dell'Aquila che gli ha tolto la casa, gli affetti, tutto. Ma sui terremotati la star Sabina Guzzanti s'è buttata vorace. Sono il sangue succhiato dal suo «Draquila - l'Italia che trema». Però a Cannes Sabinà li ha dimenticati. Parla d'altro, fa il comizio come da copione, ma imbolsito da scenari apocalittici. È un po' Mangiafuoco, Sabinà. Muove i suoi burattini e li maschera come vuole. Sfodera nuovi personaggi. Berlusconi, nemico di sempre, è il cattivissimo. Vuole la repubblica presidenziale, ma per ottenerla «non continui a inquinare il parlamento con i suoi fisioterapisti. Questa si chiama eversione e colpo di Stato», tuona roteando gli occhioni. Il buono della recita a soggetto è Gianfranco Fini. Sarà contento l'uomo delle nuove alleanze. Ieri Saviano, oggi l'imitatrice pasionaria. Che lo sdogana al punto di farne un compagno di cordata: «Mostra rispetto per la Costituzione, va rispettato.  Le sue ultime prese di posizione valgono più del congresso di Fiuggi». Insomma, altro che quegli smidollati del Pd. «Da parte della sinistra un atto di arroganza e superficialità. Quello di non aver capito il pericolo Berlusconi». Aridaglie. Gli altri tirati fuori dal cilindro sono Bondi e Bertolaso. «Non l'hanno invitato a Cannes - rivela in crescendo Sabina - Ma se non è venuto fa solo pubblicità gratuita al mio film, che però non ha visto. Ho pensato di mandargli una cassa di champagne». Fosco il ritratto del capo della Protezione Civile. Si mette il caschetto e gli stivali per andare nel fango. Ma Sabinà forza, immagina che impugni il mitragliatore, visto che lo definisce il «braccio armato» della dittatura mediatica instaurata dal perfido Cavaliere. Già, le balle le dicono solo loro. I soldi li fanno solo loro. Le tv sono tutte nelle mani loro. Invece lei, come bunueliano angelo sterminatore («Ma arrivano a dire che sono posseduta dal demonio») racconta solo verità. Dimentica che Bondi a Cannes ci va a piacer suo, come ministro della Cultura dei Paesi in concorso. Rimuove che martedì scorso su Raitre, coccolata da Maurizio Mannoni e Bianca Berlinguer, ha fatto l'anticipazione del suo show sulla Croisette. E l'aiutino di Freamux, il direttore del Festival charmant che ha dato il prestigio della collocazione come evento speciale a «Draquila»? Le frutta interesse e guadagni per la pellicola della discordia. Ieri ha calamitato la stampa, proiezione sold out. Sabinà se lo aspettava tutto questo can can. Il meccanismo della provocazione ha funzionato. Una perfetta arancia a orologeria. E infatti il polverone politico è più fitto della nube del vulcano islandese. Bene, brava dicono a Mangiafuoco-Sabinà i soliti Giulietti, Vita e Donadi, oltre che i dimenticati del Pdci come Sgobio. Bondi replica che lui «Draquila» se l'è sorbito e che aspetta di vedere gli incassi del botteghino. Silenzio, assordante silenzio dall'Aquila, dai poveracci che Sabinà ha usato. Nel film gli fa dire che i soccorritori hanno negato perfino un sorso di Coca Cola. Sì, ne fa le vittime del fosco docu-film. Ma la loro tragedia le serve anche a far ridere. Come ieri all'anteprima hanno fatto i giornalisti per una battuta grossolana su froci e veline messa in bocca al premier-imbonitore in visita alla famosa new town. Anche Sabinà, soddisfatta della ribalta internazionale, ride e saluta con la manina. Ma minaccia: «Gli scandali dei soldi spesi fuori controllo sono solo all'inizio, e Berlusconi lo sa». Attenti però. «Il deterioramento della democrazia interessa vari Paesi d'Europa, anche la Francia», preconizza. Ingrata.

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