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Benito, quel rubacuori

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Masarà stato veramente un duro quel Mussolini con la crapa pelata e il mascellone? Quello che «l'Italia ha finalmente il suo impero» e «spezzeremo le reni alla Grecia»? Mah! Certo è che da «Storia di Alice. La Giovanna D'Arco di Mussolini», saggio storico firmato da Gianni Scipione Rossi, l'immagine che se ne desume è ben altra. L'Alice del titolo, la protagonista del libro, è Alice de Fonseca Pallottelli, figlia dell'intellettuale e critico d'arte Edoardo de Fonseca e moglie del conte Francesco Pallottelli Corinaldesi. Una nullità. Una qualunque. Una delle tante (forse) amanti del duce Benito Mussolini, apparsa e scomparsa nella vita di quello che voleva spezzare le reni alla Grecia. E invece no: Gianni Scipione Rossi, giornalista con il pallino della storia, o forse storico con il pallino del giornalismo, ma questo bisognerebbe chiederlo a lui, nell'imbattersi in questa figura ha capito che non poteva essere così. Rossi è inciampato in questa donna che, nel 1926, tanto si preoccupava della salute di un certo... Italo. Unendo le sue due passioni, quella del cronista e quella per la storia, l'autore è andato a scartabellare per capire chi fosse questo Italo. Troppo facile trovare la risposta per il «segugio» Rossi: Italo altri non era che Benito Mussolini. Ma così, trovata una risposta, si affacciavano automaticamente parecchie altre domande: chi era questa Alice? Perché e a che titolo si occupava della salute di Mussolini e che peso aveva nella vita del duce degli Italiani? Così si è messo a caccia di indizi, documenti e prove Gianni Scipione Rossi, giornalista radiofonico e televisivo di lungo corso, storico con tanti libri al suo attivo, attentissimo a quei primi cinquant'anni del secolo scorso che, troppo spesso, vengono interpretati sulla base di luoghi comuni e banalità tutte da dimostrare. Lo storico ha voluto vederci chiaro: come uno di quei poliziotti americani dei telefilm «Csi» si è messo a raccogliere pezzi, a mettere insieme frammenti per ricostruire, sulla base dei documenti e delle testimonianze, un rapporto iniziato quasi un secolo fa. Rossi va sul «luogo del delitto», a Fabriano, dove il marito di Alice è stato podestà. Studia l'amicizia, ambigua e tenerissima, che la donna ebbe con Gabriele D'Annunzio. Scordatevi i saggi storici paludati: questo «Storia di Alice» è un giallo, un'indagine su una persona che in buona parte era sfuggita ai tanti (e sono veramente tanti) che fino ad oggi hanno scritto sulle donne del duce. Dai vari tasselli che si compongono ne emerge il ritratto di una donna fortissima, colta, che parla perfettamente l'inglese. È odiata da Claretta Petacci: l'amante storica di Mussolini è convinta che alla de Fonseca tocchino le rose, mentre a lei solo le spine. Rachele la teme e sembra soprattutto che tema la sua «presa» sul marito. La de Fonseca fu vicinissima al duce sempre, dalla marcia su Roma agli ultimi giorni. Vicinissimo a lui fu anche il figlio della nobildonna, Virgilio, al quale vennero affidati compiti impossibili. Come quello di instaurare un dialogo con gli inglesi, nella speranza di trattare, in un momento nel quale non c'era più nulla da trattare. Mussolini accanto ad Alice appare inevitabilmente più piccolo, più fragile, un rubacuori che sapeva approfittarsi delle persone giuste al momento giusto. E lei appare invece una donna sottovalutata dalla storia. Fino a ieri.

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