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Opera harahiri

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Niet,la «prima» di Madama Butterfly non si fa. Chissenefrega del deficit del Teatro, degli abbonati, dell'ennesima figuraccia che la Capitale fa di fronte ai cittadini e ai turisti che tra i palchi del Costanzi si sarebbero volentieri seduti in un'occasione così speciale. In odio al decreto sulle fondazioni liriche i sindacati talebani tirano fuori l'arma che contribuisce ad affossare i teatri lirici da decenni. «Sciopero, sciopero», hanno tuonato. Ed è già stata una fortuna che non hanno assediato l'ufficio del sovrintendente Catello De Martino, come è successo al Comunale di Bologna, dove Marco Tutino è stato messo in croce dei barricaderi per aver «ispirato» la rivoluzione di Bondi. Il harahiri-Butterfly costa all'incirca - quantifica a Il Tempo De Martino - centomila euro all'ente lirico capitolino, presieduto dal sindaco Alemanno. Il Teatro si vede costretto a rimborsare, come spiega in una nota, tutti coloro che hanno comprato i biglietti tramite internet, sportello e prenotazione telefonica. Per gli abbonati dovrà staccare un assegno circolare. Un bel guaio di fronte al quale le maestranze fanno spallucce, nell'ottica usurata del tanto peggio tanto meglio. Hanno scelto la strategia più facile, quella che fa il massimo danno al Teatro e alla città e il minimo a loro. E infatti le braccia non le incrociano per il balletto «I capricci di Marianna» che va in scena al Nazionale, oggi per le scuole e domani in normale programmazione. Già, il pur pregevole spettacolo è ben altro rispetto alla Butterfly diretta da Oren, imparagonabile per richiamo mediatico e numero di spettatori. «Ma tant'è - sospira paziente De Martino - Lo sciopero è una legittima forma di protesta. Solo che ci perdono la cultura e Roma. Oltretutto, il blocco avviene mentre nel decreto si vedono spiragli positivi per il turn over, dunque per le assunzioni. Esistono problemi pesanti, frutto di anni e anni di staticità. Spero fino all'ultimo in un sindacato disponibile al colloquio». Oggi, nuovo incontro con i lavoratori. Se sarà ancora no, chi ama la tragedia della giapponesina innamorata di Pinkerton dovrà optare, a Roma, per il piccolo lirico di via Santo Stefano del Cacco. Che è arrivato alla replica numero quattrocento. Li. Lom.

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