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«Io, agente letterario, tra gli stand a piazzare nuovissimi scrittori»

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Lasvolta la segnò «lo sciacallo», o, per molti altri, lo «squalo». Andrew Wylie, l'agente letterario più famoso del mondo (nella sua scuderia Saul Bellow, Philiph Roth, Salman Rushdie, ma anche Calvino, piazzato in America). Wylie stabilì un principio: che alla firma del contratto l'editore dovesse versare un anticipo allo scrittore. «Perché in venticinque anni di attività - ama dire - ho visto tanti autori senza casa o automobile. Invece hanno diritto a una vita decorosa». In Italia la figura dell'agente letterario è molto meno presente che negli States. E la maggior parte di loro sono a Milano. «Eppure hanno un ruolo importante per chi scrive - osserva Fiammetta Biancatelli dell'editore Newton & Compton - facilitano i rapporti con la Casa che pubblica, vigilano sul contratto. Da parte nostra ci rivolgiamo agli agenti quando vogliamo pubblicare titoli stranieri». A Roma il decano di questa figura di «maieuta» è Bruno Fontana, de «Il segnalibro». «Ho cominciato venti anni fa nella Capitale - racconta a Il Tempo - mentre a Milano prendeva vita l'omologa Grandi & Associati. Avevamo capito che, da intermediari esperti, potevamo essere utili al mercato. Ma mentre poi la maggior parte delle agenzie ha preso ad occuparsi di autori affermati, vendendoli all'estero o seguendo il passaggio da una casa editrice all'altra, io preferisco scovare nuovi autori. E trovare loro una strada». Insomma, fa il talent scout? «Proprio così. A "Il Segnalibro" scremiamo i testi che possono interessare e indichiamo all'autore come migliorarli. Portiamo insomma un libro a essere, diciamo noi, "maturo" per la pubblicazione. A questo punto lo proponiamo a un editore in modo mirato. Ovvero facciamo in modo che vada sulla scrivania giusta, o dove c'è la collana adatta. Fiutiamo quello che funziona. In questo momento gialli, noir, fantasy, storie di vampiri. Se su questi filoni c'è una vicenda ben scritta, è molto probabile che le troveremo chi la stampa. Succede adesso con il libro di un esordiente di trent'anni, Giovanni Pagogna. Il suo libro uscirà con Rizzoli». Ma non vuol dire che quanto non è sulla cresta dell'onda viene buttato via. «Può capitare un buon romanzo con un tema ora out come l'introspezione o l'intimismo. Allora non scoraggiamo l'autore, lo mettiamo da parte, nel cassetto, in attesa che arrivi il momento ok. Chi si affida a noi si lega con un contratto di due anni, poi è libero di disporre del suo testo. Percepiamo il 10-15 per cento dei diritti d'autore». Anche per chi ha già pubblicato ci sono opportunità. «Di Elio Borne, autore di "Mio caro clochard" uscito per le edizioni Todariana, abbiamo venduto i diritti in Francia e negli Stati Uniti». Fontana è in procinto di partire per Torino, meta Lingotto. «Essere al Salone del Libro è fondamentale. Girare tra gli stand dà il polso del mercato, di quello che interessa. Incontro gli editori con i quali ho consuetudine, ne conosco di nuovi. Nella sala riservata alle agenzie letterarie ho contatti con i colleghi stranieri. Capita così di piazzare un libro all'estero. E, se il fiuto incontra la fortuna, capita anche di tirare fuori il best seller».

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