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Uno, nessuno, centomila Su Julius Evola molto ancora da scoprire

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Agliinizi degli anni Venti è un militante dell'avanguardia più estrema, il Dadaismo, ma poi scopre la Tradizione e ne evoca miti, simboli, scenari metapolitici. In molti suoi saggi, i valori della "paganitas" o gli itinerari sapienziali d'Oriente o l'obbiettivo della autarchia spirituale si pongono come scelte obbligate per chi voglia resistere tra le rovine dell'Occidente; eppure c'è chi si è consacrato alla milizia cristiana dopo essere stato "folgorato" dalle sue pagine dedicate al Sacro Romano Impero, alla Cavalleria, al Ghibellinismo. L'hanno definito "maestro occulto" della Destra reazionaria, addirittura, nel dopoguerra e poi in quelli "di piombo", ispiratore della più radicale contestazione antisistema, in poche parole un inquietante, pericoloso "fascista": ma, negli anni del Regime, l'ufficialità "littoria" lo guardava con sospetto e negli ambienti del Msi la sua lezione ha trovato più detrattori che seguaci. E sarebbe difficile sostenere che quel che si va adesso muovendo a destra abbia a che fare con la "visione del mondo" evoliana. C'è chi ha cominciato a sventolare la bandiera dell'Europa grazie a lui: e tuttavia i suoi itinerari erano tutt'altro che "eurocentrici", e i suoi studi sull'ascesi buddista sono considerati dei "classici". Molti lo hanno definito "cattivo maestro", ma molti altri pensano che abbia avuto, piuttosto, dei "cattivi allievi", come ha più volte sottolineato Gianfranco de Turris, che, impegnato da una vita nella definizione del composito profilo intellettuale di Evola, ha curato per le Edizioni Mediterranee la riproposta della sua opera e che con la "Fondazione" a lui intitolata è uno dei patrocinatori del Convegno di Alatri. Questo è il terzo appuntamento con Evola nella cittadina ciociara. I relatori, da Davide Bigalli a Giampiero Moretti, da Luciano Arcella a Claudio Bonvecchio, da Carlo Gambescia a Thomas Hakl, da Sandro Giovannini a Giovanni Sessa affronteranno stimolanti temi di dibattito. Nessuno di essi è tradizionalista, reazionario o pagano: tutti mettono in risalto il ruolo di Evola nell'"interventismo culturale" del Novecento.

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