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Sulle tracce di Pavolini per capire l'Italia dei nonni

Via dei Fori Imperiali, una parata in di Topolino, l'auto voluta dal fascismo per motorizzare gli italiani

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Quel Paese così vicino è coperto da un velo di irrealtà. Per capire la storia bisogna guardarla con gli occhi della memoria: individuare luoghi, personaggi, avvenimenti. Questo il filo conduttore di un libro che sembra scavare nelle contraddizioni del nostro Paese: «Accanto alla tigre», di Lorenzo Pavolini, edito da Fandango. Però, come dice lo stesso autore, «la memoria ha come mania quella di ingannarsi», allora bisogna tornare a «misurare» gli eventi, per ricostruire il «reale». Lorenzo Pavolini, classe 1964, scrittore e giornalista è il nipote del più puro e duro di tutti i fascisti: Alessandro Pavolini. Più fascista, forse, dello stesso Mussolini. Lorenzo rivela, con candore venato di angoscia, di non aver saputo chi fosse il nonno, finché, adolescente, non vide la foto su un libro di storia, del gerarca appeso a piazzale Loreto, ucciso e oltraggiato. Con questa esperienza, traumatica, ma anche rivelatrice, lo scrittore inizia un percorso per la conoscenza del personaggio che è anche un «viaggio» nell'Italia di ieri, vicinissima, fatta di persone, per molti casi ancora in vita. Ma anche un Paese lontanissimo, incomprensibile: «un velo di irrealtà ricopre il fascismo», suggerisce l'autore. Sì, perché per capire quel giovanotto fiorentino, appassionato di belle lettere, che un giorno, nella Capitale, inciampò casualmente nella marcia su Roma e ne divenne protagonista, e per capire tutto l'universo che lo circondava, è necessaria sorta di iniziazione. Un cammino che attraversa Roma, città-simbolo che le generazioni di oggi condividono con gli antenati del Ventennio. Si vola nel Foro Italico, nato come «Foro Mussolini» che, a mezzo secolo e più di distanza, resta il più grande complesso sportivo del Paese e al centro del quale svetta l'obelisco futurista con la scritta, ancora oggi, «Mussolini Dux». L'autore ricorda le ore di svago passate, da ragazzino, a «massacrarsi le ginocchia» con lo skateboard su quei marmi sacri per i gerarchi dell'Impero. E attraverso i luoghi, identificando una sorta di «triangolo delle Bermuda» della destra attuale, tra il Colle Oppio, via Napoleone III e via San Martino ai Monti, c'è uno sguardo agli «eredi» del pensiero fascista, che però, tra tifo calcistico e passioni no-global, sembrano lontanissimi dai nonni ai quali pensano di riferirsi. Il libro di Lorenzo Pavolini è l'analisi spietata di un'Italia che è cambiata dalle radici. Ma senza capire esattamente come e perché.  

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