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Nel mondo dei ricordi tra mistero e psiche

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Tutto,in questo, è visto attraverso gli occhi di un bambino o, meglio, tramite il suo inconscio, da cui l'intera vicenda, passato e presente, emerge a poco a poco. Una villa sul lago, un bambino, Alessandro, che ha perso il padre quando era molto piccolo, una mamma giovane che lo accudisce con amore, uno zio, sopraggiunto da poco, che forse ha una relazione con la cognata vedova e cui Alessandro guarda presto con sospetto e poi, via via, con una sempre più decisa avversione. Accentuata quando, oltre a intuire la relazione della madre, apprende che adesso quello zio sta per vendere la villa in cui abitano da sempre. Per impedirlo, ricorre a mezzi drastici, sabotando i freni dell'auto guidata dallo zio (sui cui, purtroppo, era salita anche la mamma), finendo, anche a causa di questo gesto estremo, per far sorgere dalla sua memoria una circostanza tragica collegata alla morte del padre... Farina ha dosato gli effetti. Sia quando disegna l'avversione lì per lì inspiegabile del bambino nei confronti dello zio, sia quando, procedendo a gradi, con tensioni soprattutto interiori, fa scaturire dall'inconscio del piccolo protagonista, assistito forse dal ricordo addirittura tangibile del padre, tutti i particolari di quell'evento lontano. Chiarendo il mistero quasi come un poliziesco giunto a conclusione. Non tutto ha una sua logica e taluni passaggi fra sogno e ricordo non sono sempre lucidamente chiariti, neanche dal punto di vista dello stile, nel suo insieme, però, il film si fa seguire e in più occasioni suscita interrogativi motivati. Al centro un bambino per la prima volta su uno schermo, Lorenzo Vavassori. Con meriti indubbi. La mamma è Paola Cortellesi, lo zio Claudio Amendola. Plausibili.

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