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Volo Un playboy cafonal che piace tanto alle donne

Fabio Volo

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Un po' playboy e un po' cafone. In poche parole, politically incorrect. Così, a due anni di distanza appare sul grande schermo Fabio Volo in «Matrimoni e altri disastri», commedia sofisticata di Nina Di Mayo, da venerdì distribuita in 300 sale da 01. Di scena la 40enne single e nevrotica, interpretata da una Margherita Buy alla sua svolta sexy, sempre pronta a sedurre qualsiasi uomo le capiti a tiro. Persino il promesso sposo di sua sorella (Francesca Inaudi). Mentre un'amica svampita (Luciana Littizzetto) le gestisce la libreria.  Volo, il suo personaggio è una sorta di leghista, cafone e concreto, cos'ha in comune con lei? «È schietto e onesto, molto di più di tutti coloro che lo circondano. Certo, è anche scorretto e ce l'ha con gli zingari, ma solo perché è ignorante e semplice. Per interpretarlo mi sono immedesimato in alcuni miei amici di Brescia. Le cose che contano per lui sono denaro, carriera e presenziare senza alcuna base culturale. Anch'io vengo da una situazione familiare umile, con problemi economici e con il personaggio condivido lo stesso desiderio di rivalsa sociale. Anch'io sono ignorante, non ho fatto l'università, ma poi ho capito l'importanza della cultura». Lei è stato anche molto fortunato, scrive libri di successo, è famoso in tv come al cinema, qual è il suo segreto? "L'elemento fortuna serve per non sembrare antipatico a chi non ce la fa. Ma come diceva Seneca "non c'è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare".Io facevo il panettiere e lì ho imparato la disciplina e il rigore del lavoro». Si sente più scrittore, attore o showman? «Io sono uno che ce l'ha fatta e anche no: quando scrivo libri sono il non scrittore; poi, interpreto film e sono un non attore e così via. Io non ho il consenso del professore, ma quello della gente. Però, vendere 4 milioni di libri qualcosa vorrà dire, non mi sento un fallito se non ho l'approvazione dell'intellighenzia, ma i critici dovrebbero fare un'analisi meno veloce e non offendere i miei lettori. Le persone che mi hanno ostacolato mi hanno fatto del bene, perché la rabbia è la mia benzina». A 38 anni è ancora single, crede nel matrimonio? «Ci sono 4 o 5 campanelle che c'insegnano a suonare: laurea, matrimonio, lavoro e figli. Io non ho fatto niente di tutto ciò, ho fato quello che mi sentivo. Ma i miei sono felicemente sposati da 50 anni, non escludo che un giorno tocchi anche a me». Nel film emergono due mondi separati, i borghesi intellettuali e i pragmatici, come ci si sente dalla parte degli ignoranti? «Sono due mondi che si rifiutano. Viaggiando ho conosciuto ragazzi che scattavano foto e scrivevano poesie, perché dietro c'erano mamma e papà a pagare l'affitto. È più facile fare filosofia con la pancia piena». Prossimi progetti? «Sto scrivendo la sceneggiatura tratta dal mio libro "Il giorno in più", ma la regia la farà Massimo Venier. Se mi mettessi a fare pure il regista, chissà dove andrei a finire...».

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