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Da «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana»

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DaSan Giuseppe in poi è la staggione sua, se pò dì.. Col timo e co li fiocchetti de rosmarino, e l'agli nun ne pariamo, e il contorno o il ripieno de patate co l'erbetta pesta. Ma il Biondo, a capo ciondoloni, si lasciò condurre tra i berci e le arance rosse dal suo dinoccolato ottimismo, sufolando in sordina, o atteggiandovi appena appena le labbra, tacendo a un tratto, levando un occhio in qua in là, come a caso. (...). Involtato nel turbine degli inviti e degli incitamenti alla compera e in tutte le conclamazioni di quella festa formaggia, trascorse piano piano davanti le bancarelle abbacchiare, oltrepassò carote e castagne e attigue montagnole di bianco-azzurrini finocchi, baffosetti, nunzi rotondissimi d'Ariete: ivi insomma tutta la repubblica erbaria, dove alla gara dei costi e delle profferte i novelli sedani già tenevano il campo: e l'odore delle bruciate in sul chiudere pareva, da pochi fornelli superstiti, l'odore stesso de l'inverno fuggitivo. Su molti banchi gialleggiavano, oramai senza tempo e senza più stagione, le arance in piramidi, noci, nelle ceste, susine di Provenza nere, lustrate col catrame, susine di California: alla cui sola veduta gli rampollava acquolina dal retrobocca, al Deviti. (...) Pervenne alfine al reame antico ed eterno di Tulio e di Anco, ove adagiate sul tagliere prone o più raramente supine, o addormitesi di lato, a volte, le porchette dalla pelle d'oro esibivano i lor visceri di rosmarino e di timo, o un nòdulo qua e là verde-nero dentro la carne pallida e tenera, una foglia di menta amara pigiatavi a guisa di lardello con un gran di pepe, che la grida elaudava nel bailamme... Carlo Emilio Gadda edizione Garzanti, 1957

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