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Mezzogiorno fatale

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Giovanna Mezzogiorno

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Dopo il ruolo della brigatista Susanna Ronconi in "Prima Linea", quello drammatico in "Vincere" e un matrimonio celebrato pochi mesi fa con il macchinista cinematografico Alessio Fugolo, Giovanna Mezzogiorno interpreta una commedia musicale che segna l'esordio alla regia dell'attore Rocco Papaleo e il debutto alla recitazione del cantante Max Gazzè. «Basilicata coast to coast» (da venerdì in 150 sale) racconta un viaggio denso d'imprevisti affrontati da una combriccola di musicisti che attraversano a piedi la Basilicata, da Maratea a Scanzano Jonico, per partecipare al festival del Teatro-Canzone. On the road, s'incontrano una giornalista annoiata (Mezzogiorno), un professore liceale (Papaleo), un falegname muto che suona il contrabbasso (Gazzè), un ex studente di medicina (Briguglia) e un idolo televisivo locale (Gassman). Mezzogiorno, che effetto le ha fatto il suo esordio come cantante? L'ho vissuto con un po' d'ansia e di stress, come quando si affrontano cose nuove. Cantare non è facile, sebbene io sia abbastanza intonata. Ma sono anche una perfezionista. Rocco mi ha molto aiutato. Non è stato facile cantare senza accompagnamento musicale con 60 persone della troupe accanto, mi sembrava lo Zecchino d'oro. Ma dopo questa performance mi sento pronta anche a ballare. La realizzazione della pellicola deve molto anche a lei? Non ho partecipato alla sceneggiatura, ma ho insistito molto perché Papaleo facesse questo film. Che tipo di donna ha interpretato stavolta? Il mio personaggio mi fa tenerezza, è una ragazza annoiata e disinteressata a tutto, a 30 anni non ha ancora realizzato nulla, però grazie a un incontro improvviso risolve una crisi interiore. Film come questo sono per me boccate d'ossigeno. Rimpiange di aver detto no a Muccino per il sequel de «L'ultimo bacio»? No, sono contenta di non aver accettato, ho visto il film e ho pensato che era esattamente quello che avevo letto nella sceneggiatura. Mi dispiace invece per lo scarso riscontro al botteghino de "La prima Linea": le polemiche sono state un boomerang tremendo, il film è stato percepito male, mentre era onesto e non prendeva le parti di nessuno. Sono felice del successo che sta riscuotendo in Usa "Vincere" di Bellocchio. Gli americani hanno gridato al capolavoro ed è un vero peccato che non sia stato scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar, avrebbe avuto più chance di "Baaria". Sono sempre aperta a proposte interessanti oltreoceano, ma non ho mai avuto il sogno americano, mi trovo benissimo in Europa e a Roma. Lei vive a Borgo Pio, nel centro di Roma. Come affronta il traffico? Non sono così masochista da girare in automobile per la città. Roma è un posto bellissimo, è ruvida ma anche dolce e poetica, certo è meglio venirci in vacanza. Lavorarci non è facile. Ma io sono impegnata molto fuori e quando sono a Roma non ho la fretta o l'ansia del tempo. Per questo posso godermi questa metropoli. Anche nel suo film si fa cenno allo stereotipo romano con poca voglia di lavorare. Condivide? No, anche se il romano non brilla per eleganza né educazione. Però gli stereotipi sono un'apparenza. All'estero ci vedevano come amanti di spaghetti e mandolino, ora forse la nostra immagine è pure peggiorata. Viviamo un momento in cui mi stupisco ogni giorno di ciò che accade. In giro c'è troppa confusione e poca serietà.

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