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L'enigma Villa Adriana

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Villa Adriana è patrimonio mondiale dell'umanità. È la più celebre delle ville imperiali. Ha trecentomila visitatori l'anno. Ma è un groviglio di misteri e di contraddizioni. A partire dai suoi confini, che non sono certi. E continuando con alcuni edifici, ancora di proprietà privata. La fotografia del luogo dell'anima dell'imperatore Adriano (e di Marguerite Yourcenar) la scatta Mario Augusto Lolli Ghetti, direttore regionale per i Beni Culturali. «Ancora non se ne conosce il perimetro. Se guardiamo la pianta che ne fece Piranesi, ci troviamo dentro strutture di ville contigue ma estranee alla dimora dell'imperatore-filofoso. Non ne esiste il rilievo, dunque non conosciamo a fondo l'altimetria delle sue costruzioni. Per di più, il demanio dopo il 1871 non la acquisì interamente». Gli espropri furono un po' un dispetto dei Savoia al Papa. «Si presero le proprietà dei Braschi - dice Lolli Ghetti - ma non quelle delle famiglie laiche, di certi liberali del luogo. Risultato, la spianata dell'Accademia,per esempio, è in mano ai Bulgarini. Certamente, è soggetta a vincoli. Ma non si può visitare, né studiare». Incalza Marina Sapelli Ragni, sovrintendente ai Beni Archeologici del Lazio: «Su una estensione di 120 ettari, 40 non sono pubblici. Certo, sono aree marginali, ma sarebbe utile procedere con il magnetometro, se non con gli scavi, per sapere che cosa c'è sotto. Esiste una rete viaria interrata, con tratti pedonali e tratti carrabili, a varia profondità. Un sistema stradale simile alla metropolitana. Crediamo ci siano cinque livelli: per l'imperatore, per la moglie Vibia Sabina, per la corte, per gli ospiti e per i servitori. Vorremmo aprirli al pubblico». I se costellano i progetti. I fondi sono calati paurosamente. «Negli ultimi tre anni abbiamo avuto un milione di euro - quantifica Sapelli Ragni - Mettiamoli a confronto con i 44 miliardi di lire dati alla Villa tra il '94 e il '98 e sarà chiaro quante sono le difficoltà a tutelare il complesso». Così, centellinare le risorse significa anche trascurare zone a rischio, che potrebbero crollare. Come ha appena insegnato la frana alle gallerie traianee della Domus Aurea. Spiegano gli archeologi: «I romani realizzavano strutture di tale audacia che anche la manutenzione diventa massimamente complessa». Villa Adriana nasconde altri enigmi. La funzione di certi luoghi non è quella conosciuta da secoli. Il teatro greco, per esempio. Dice la sovrintendente: «Ha una cavea ovale, forse era zona destinata a giochi. Ma restiamo ancorati alla definizione di Pirro Ligorio. Anche sull'Accademia abbiamo solo ipotesi. Forse era riservata all'imperatrice e alle sue dame. Perché mancano le latrine».

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