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Maisky violoncellista rockstar

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Masoprattutto suona il violoncello in maniera unica e personale, che ricorda Sviatoslav Rostropovich. È Mischa Maisky, il grande violoncellista lettone unico ad essere stato contemporaneamente allievo sia di Rostropovich che del leggendario Piatigorsky, stasera di scena al Teatro Olimpico per la Filarmonica Romana per completare il ciclo delle Suites di Bach per violoncello solo varato un paio di settimane fa da Natalia Gutman: in programma le Suites n. 1,4 e 5. Imbraccia un violoncello Montagnana dell'impareggiabile Settecento italiano. Artista originale e straordinario, talento estroso nella musica come nella vita, Maisky ha persino ispirato il personaggio di un romanzo di Silvio Danese, che prima del concerto intervisterà il violoncellista dinanzi al pubblico nel foyer del teatro. Con il suo ruolo di artista girovago Maisky interpreta il mondo di oggi: «suono un violoncello italiano – dice – con archetti francesi e tedeschi, corde austriache. Mia figlia è nata in Francia, il maggiore in Belgio, il terzo in Italia, il più piccolo in Svizzera. Guido un'auto giapponese, porto un orologio svizzero e una collana indiana, ma mi sento a casa ovunque ci siano persone che amino la musica classica». La sua carriera, dopo gli studi a Leningrado, è costellata di successi tra cui i premi Ciaikovsky (1966) e Cassadò (1973). Arrestato dalla polizia sovietica e rinchiuso prima in un campo di lavoro e poi in un manicomio, tornò alla sua musica grazie all'interessamento di Bernstein che gli consentì di emigrare in Israele. Un cittadino del mondo, dunque, al servizio della Musica con la maiuscola. Lor. Toz.

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