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SHUTTER ISLAND, di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow, Michelle Williams, Stati Uniti, 2009. Anni Cinquanta.

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Accoglieun manicomio criminale cui approda il poliziotto Teddy Daniels, con la faccia di Leonardo DiCaprio. Perché è lì? Perché una terribile matricida ne è evasa, in modo totalmente inspiegabile. Tocca ritrovarla, ma l'impresa è tutt'altro che facile in quell'ambiente claustrofobico reso anche più opprimente, per il poliziotto, dal fatto che nel '45, mentre era sotto le armi in Europa, ha concorso a cancellare gli orrori di Dachau, apprendendo di quei funesti esperimenti di Mengele che adesso, per segretissimi motivi politici, comincia a sospettare di vedere applicati anche lì da misteriosi psichiatri tra i cui compiti, ben pilotati, potrebbe esserci persino quello di preparare una sua tragica fine (e proprio nel momento in cui sta forse mettendosi sulle tracce di un assassino causa, in passato, della morte della moglie in un incendio doloso). Lo spunto l'ha dato un romanzo di Dennis Lehane, "L'isola della paura", che si può leggere anche da noi. Martin Scorsese, facendolo riscrivere da Laeta Kalobrigidis, si è tenuto volutamente in equilibrio fra il thriller e l'horror, puntando molto, appunto, sulla paura. A cominciare dalle musiche che, fin dalle prime immagini, grondano minacce, proseguendo con un terribile uragano che, via via più furioso, sembra citare la "notte buia e tempestosa" di certi film d'una volta ammiccanti al "gotico". In mezzo, e in seguito, nonostante la storia, fitta di dati anche marginali, non sia sempre molto chiara né logica, la regia cerca con impegno di ottenere tutti gli effetti possibili nell'ambito del terrore. Con climi stracolmi di interrogativi e di dubbi, con tensioni, nella vicenda in sé, ma anche nei vari incubi del protagonista - la guerra, la moglie morta, il suo ricordo assillante anche nei sogni - che possono coinvolgere in più momenti in modo lacerante. Specie quando ci si interroga ansiosi sui retroscena foschi di tutto quello cui assistiamo... Certo non è uno dei film migliori di Scorsese, ma il suo successo l'avrà. Grazie anche a DiCaprio al centro pronto a esibire una maschera d'angoscia anche quando, proprio all'inizio, vomita a lungo per il mal di mare. Agli psichiatri danno i loro celebri volti Ben Kingsley e addirittura Max von Sydow: all'insegna dell'ambiguità.

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