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Quando gli eroi dello sport uniscono una nazione

Invictus, il nuovo film di Clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt Damon

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INVICTUS, di Clint Eastwood, con Morgan Freeman e Matt Damon, Stati Uniti, 2009. Ancora Clint Eastwood e ancora un suo film in cui il cinema ha modo di imporsi al suo meglio, toccando le corde più vivide: dall'azione, all'emozione fino all'impegno storico-politico. L'occasione, questa volta, è una data di fondamentale importanza per il Sud Africa dopo l'apartheid: la partita di rugby che vide nel 1995 la squadra sudafricana vincere i Mondiali, contro ogni aspettativa. Il merito, oltre che dei giocatori e del loro capitano, François Pienaar, fu soprattutto dell'idea geniale avuta da Nelson Mandela, appena eletto presidente della repubblica dopo ventisette anni di prigionia, non solo di dar fiducia a quella squadra che, composta tutta da bianchi, era stata fino a quel momento, anche in campo internazionale il simbolo odiato dell'apartheid, ma di sostenerla fino alla vittoria finale invitando con forza i suoi neri al perdono in vista dell'unità nazionale.   Il film ci dice tutto questo, aprendo con la pagina dell'elezione di Mandela, poi seguendolo nei suoi incontri con il capitano della squadra, alternandovi le più importanti partite di quel Mondiale il cui risultato, per la prima volta, mise tutti d'accordo, i bianchi fino a ieri oppressori, i neri fino a ieri oppressi. Un fiume in piena di tensioni e di passioni. Un racconto con i personaggi centrali bene in primo piano: un Mandela tutto generosità, nobiltà d'animo, lungimiranza politica; uno sportivo che si impegna a vincere non solo per amore dello sport ma perché conquistato dall'idea del suo presidente. Mentre attorno, con mano ferma, si lasciano ancora intuire i resti di quello che è stato l'apartheid, soprattutto negli animi dei rispettivi avversari, per affidare la conclusione al susseguirsi di partite una dopo l'altra sempre più rassicuranti e vittoriose che la regia di Eastwood è riuscita ad affidare non solo alla violenza e ai ritmi vorticosi di quello sport, ma anche ad una commozione che più si procede verso il risultato vittorioso e più cresce, mai patetica ma con coinvolgimenti cui cedono anche quanti non amano il rugby e le sue cariche selvagge. Al centro, la grande interpretazione di Morgan Freeman come Mandela: umana, misurata, commovente, addirittura interiore. Del tutto in linea con il grande personaggio cui doveva dar vita. Di fronte, con i modi giusti, Matt Damon nei panni del capitano della squadra di bianchi.  

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