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Sanremo e polemiche Tempesta sul televoto

Valerio Scanu e Emanuele Filiberto nella serata finale del Festival di Sanremo

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Per un niente. La vittoria di Valerio Scanu al Festival si è giocata su una manciata di televoti. I flussi di sms in favore del 19enne cantante hanno salvato all'ultimo momento l'Italia da una restaurazione sabauda e dalla possibilità che Sanremo cadesse per sempre nella voragine del ridicolo. Non che il pezzo del glaciale artista di "Amici" fosse un capolavoro da tramandare non dico ai nipoti, ma neppure al vicino di casa che aveva sintonizzato la tv su un altro canale. Robetta, acqua fresca ben imbottigliata. Però meglio questo della spazzatura monarchica. Ed è già leggenda (come ai tempi di trottolino amoroso du-du-da-da-da) quel verso che propone di «fare l'amore in tutti i laghi». Squadre di sommozzatori allertate dall'Iseo al Trasimeno: hai visto mai che diventi una moda tra i teenager. Il fondo del lago, si sa, è traditore. Televotando. Pupo è uno che sa giocare su più tavoli. Ha sempre in mano la carta che potrebbe fregarti, ma si diverte a farti credere che è la prima volta che siede al tavolo verde. Poi quando ci rimette si stranisce. Una volta raccontò (poi fece una mezza retromarcia) di aver acquistato schedine Totip per 25 milioni di lire pur di assicurarsi il quarto posto al Festival 1984: i tre gradini del podio - a parere dell'interprete di "Gelato al cioccolato" - erano già stati assegnati dalle camarille dell'epoca. Sabato notte, invece, rosicando per il mancato trionfo di "Italia amore mio", ha giurato di aver mandato un sms in suo favore, senza mai aver ricevuto dalla compagnia telefonica la conferma dell'avvenuto voto. Sono i flussi che si inceppano, spiegano i tecnici. Sospetti. Il Codacons ha chiesto trasparenza e l'annullamento della classifica. Figurarsi. La raffinatezza del meccanismo del televoto garantisce l'indimostrabilità dell'eventuale trucco. Funziona così: chi ha a cuore le sorti di un artista può acquistare, presso società specializzate, pacchetti di migliaia di "sms premium" (quelli con cui viaggiano sul cellulare i messaggi pubblicitari) da far diffondere a una certa data, in un'ora prestabilita: quella in cui avrà luogo il televoto della gara. Basta distribuire questi "pacchetti" a poche decine di amici ben indottrinati, e al momento x ecco che il calcolatore finale registra il "flusso" partito da una serie di numeri telefonici tutti diversi: dopo cinque voti per ogni scheda, il terminale elettronico non accetta più il voto. Spiegazione difficile, forse: ma provate a reclamare in caso di sconfitta del vostro artista. La società telefonica che gestisce il traffico dovrebbe fornirvi i tabulati. Sapete già che non accadrà. Prova d'orchestra. In una scena meravigliosamente felliniana, i musicisti si erano rivoltati contro Pupo e Filiberto. Per chi avevano votato, dal golfo mistico, prima del televoto a tre che li escludeva? Si mormora Cristicchi, Grandi, sicuramente Ayane e probabilmente Mengoni. Alla Rai non hanno preso benissimo l'insurrezione, ma assicurano che non deporteranno gli orchestrali. Sarebbe accaduto solo se avessero attaccato "Va' pensiero". Tutti al mare. La burrascosa finale ha registrato una media di milioni 462mila spettatori, con uno share del 53,21. Quando Costanzo intervistava gli operai, a casa erano circa 13 milioni. Il baffo nazionale sottolinea di non aver comunicato preventivamente a Bersani e Scajola che li avrebbe coinvolti con domande in diretta, «e stava a loro decidere se rispondermi o no». Gli altri protagonisti della kermesse sono già a riposarsi. Mazzi e Fiona Clerici ribadiscono che l'anno prossimo neanche a parlarne. Baudo, chiamato in causa a "Domenica In", pensa al rinnovo del contratto, in scadenza fra tre mesi. «La Rai deve dirmi se mi vuole ancora», chiede Pippone in diretta. Che spiega di non aver accettato l'invito a dare una mano alla biondariccia perché gli sarebbe parsa «una sgradevole invasione di campo». Domani è un altro giorno, si vedrà.  

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