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Ornella Muti, bella «Immacolata» avida di denaro

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Tiberiade Matteis Si parla anche di Nordahl, il celebre attaccante svedese prestato alla Roma per due stagioni, nella commedia di Gianni Clementi «L'ebreo» che debutta stasera al Valle, segnando l'esordio scenico di Ornella Muti. A nominare il calciatore è l'idraulico Tito, incarnato da Pino Quartullo, che commenta: «È venuto a Roma a svernà e invece de core passeggia!». In mano al «cravattaro» Oreste per un prestito necessario all'acquisto del furgone, il simpatico personaggio non smentisce il pregiudizio sul suo mestiere ponendosi subito come veicolo di stimoli sessuali. «Immacolata lo coinvolge in un piano diabolico attraverso il sesso e i soldi, due classici motori della vita - ha dichiarato Quartullo - Il gioco comincia a causa di una goccia che diventa un tormentone finché Tito non è costretto ad ammettere: "so' veramente un povero Cristo in croce!". C'è una lingua romanesca che sarebbe un peccato rimuovere: non è il vernacolo trasteverino, ma sembra un Pinter romano. Come accadeva nella commedia all'italiana i protagonisti fanno ridere e destano orrore». Non è un caso che l'autore abbia vinto con questo testo la prima edizione del Premio Siae Agis Eti proprio «per la simbiosi perfetta fra il tema, storicamente importante, ed il linguaggio teatrale diretto ed efficace, sottolineando la drammatica attualità dell'argomento». Nel 1938, con l'entrata in vigore delle leggi razziali, molti ebrei pensarono di mettere al riparo i loro beni intestandoli a fidati prestanome. L'oscuro ragioniere Marcello Consalvi (l'attore Emilio Bonucci), tra i fortunati beneficiari, è diventato ricco così e vive con la moglie Immacolata in uno splendido appartamento nel ghetto di Roma. L'agio borghese della coppia è improvvisamente sconvolto quando, dopo tredici anni, il vecchio proprietario torna a bussare alla loro porta. Immacolata decide allora che l'unico modo per porre fine all'incubo sia eliminare il vecchio ebreo. E se il marito rappresenta una Roma che fu, e Tito una Roma naif forte e greve, Immacolata è certamente il nuovo che avanza, che perde il concetto di valori e si accanisce anche contro se stessa. A darle corpo e voce è un'icona della cinematografia come Ornella Muti che ha accolto la sfida del palcoscenico. «Mi è piaciuta anche perché appena ha letto la parte ha preso istintivamente la cadenza romana, ha trovato i tempi comici, ha subito colto il dramma di Immacolata con la leggerezza dell'ironia - ha detto il regista Enrico Maria Lamanna - Non ne ha fatto un personaggio cupo, anzi alla fine il pubblico parteggia per lei perché Ornella è dinamica, forte e carismatica». Autore talentuoso e prolifico, Gianni Clementi è considerato esponente di punta di un rinato neorealismo teatrale italiano.

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