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Abbuffata di share ma a sipario calato la musica torna out

Da sinistra Pupo e Emanuele Filiberto

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Ora si può dire: autori e staff organizzativo si sarebbero accontentati anche di uno share con dieci punti in meno. E invece passerà alla storia come il Sanremo più seguito dell'era moderna. Già, ma ora siamo al classico la musica è finita, gli amici se ne vanno. Con un successo del genere sarebbe lecito aspettarsi buone notizie a cascata, ovvero un futuro migliore per la musica in televisione, rilancio dell'industria discografica, progettualità per iniziative legate al settore canoro (istituzioni, didattica, finanziamenti, ecc.). Ci sono valide ragioni per credere che non accadrà nulla di tutto ciò.  I motivi sono i soliti: non ci sono soldi, stop ai finanziamenti, la musica in tv non funziona, il settore discografico non riparte, il prodotto disco addirittura è un oggetto misterioso per i giovanissimi e in questi giorni chiude anche il più antico periodico del settore, "Musica e Dischi", edito dal 1945. Dunque è come se un tale successo non fosse servito a nulla. Anche le promesse della Rai rimarranno lettera morta: si dovrebbe lavorare subito al Sanremo 2011 per tanti motivi, quelli che quest'anno hanno mostrato la corda (regolamento, cast italiano e internazionale, giurie, il ritorno ad una commissione che condivida le responsabilità artistiche con la direzione, accordi con la piccola discografia), ma molto verosimilmente non si tornerà a parlare di Sanremo prima di settembre-ottobre. È come se esistesse una scollatura totale fra il Festival di Sanremo e tutte le altre strutture che ruotano intorno all'entertainer musicale. Sanremo è un prototipo, un unicum che non prevede allegati, finita l'indigestione il cono d'ombra si abbatte inesorabile su tutto, vinti e vincitori. Da Toto Cutugno a Nino D'Angelo, tanto per citare i più illustri trombati, fino ai vincitori, per loro tutto tornerà ad esser come prima, nel bene o nel male. Una maledizione, una macumba che protegge, cura e benedice tutto quello che succede in quella settimana e condanna alla sconfitta tutto il resto. Questa la forza e il limite del Festival di Sanremo, che sovravviverà a noi tutti esattamente per questi motivi. E stavolta non è neanche vero che se lo conosci lo eviti. Te ne guardi bene dall'evitarlo proprio perché lo conosci. Ti seduce, ti agguanta, ti stritola e ti butta via, proprio come uno fra tanti dei millesettecento testi delle canzoni che qui si sono avvicendate in sessanta anni.

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