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Farsa francese da un'idea di Besson

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Due nomi come Jean-Marie Bigard e Doudi Strajmayster sono sconosciuti qui da noi. Invece in Francia, specialmente il primo, sono da anni largamente applauditi e festeggiati, soprattutto quando calcano le scene in ruoli così scopertamente comici da rasentare la farsa, il secondo con la specialità curiosa di vestire panni femminili. Adesso, un autore serio e rispettato come Luc Besson ha pensato di metterli insieme in un film da lui finanziato, affidandone la regia a un quasi esordiente, Roger Delattre che, date le virtù sceniche e creative di Bigard, il testo se l'è fatto scrivere anche da lui. Ecco così Bigard al centro di tutto. È appena uscito di prigione e siccome deve fare i conti con una banda agguerrita, per evitare guai chiede al fratello prete (naturalmente è Doudi) di nasconderlo provvedendo allo stesso tempo a vendere a un ricettatore una ricca refurtiva di cui, prima o poi, dovrà rispondere ai suoi complici di un tempo. L'altro, per nasconderlo gli chiede di vestirsi anche lui da prete e di andare in una remota cittadina di provincia dove, essendo proprio in quei giorni morto il curato, gli abitanti lo credono il suo sostituto... Segue, nelle corde del protagonista, una farsa di paese in cui, pur succedendo di tutto, troppi guasti non si verificano, al contrario, perchè l'intruso travestito, pur continuando a badare ai propri interessi, riuscirà anche a fare attorno un po' di bene, meritandosi la stima dei parrocchiani ignari. La regia di Delattre ha puntato molto sui vezzi comici di Bigard (e, non solo di sfondo, su quelli di Doudi), spesso è scivolato nel facile, con gli equivoci un po' pruriginosi del prete finto e del prete vero in mezzo a varie donnine non precisamente castigate, ma in genere un certo divertimento lo ha ottenuto, come lo ottengono, di solito le commedie degli equivoci. Il merito va comunque dato a quei due protagonisti che, sia pure passando dal teatro al cinema, e pur esagerando un po', dei risultati li raggiungono. Non serviva altro.

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