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Allah salvi la Regina dal gossip di Antonella

Antonella Clerici e il Can Can del Moulin Rouge al festival Sanremo 2010

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Ma quale Festival! Siamo precipitati dentro una favola trash. Ci sono la Regina, il Principe disarcionato e l'Orchessa. Manca solo Shrek. Quando Clericella compare in mezzo alle gnocche imperiali del Moulin Rouge e azzarda la spaccata del can-can si capisce che qualcuno le rema contro. Lei, poverina, sembra proprio Fiona, la mogliettina del mostro verde: induce a tenerezza, una donna very normal o appena appena XL, estenuata da inefficaci diete, che sa di margarina ed eros davanti al microonde, stritolata fra quelle statue che toccano le nuvole. Dai, Antoné, gli autori te lo fanno apposta: però tante italiane si riconoscono in te, e ti supportano, mentre i loro mariti si beccano padellate in testa per aver spizzato quelle dee piumate. Quando intervista Michelle Rodriguez, la Nostra si chiude nella teca futuribile: si teme il decesso, mentre sullo schermo compare il suo "Avatar". O è sempre Fiona? Lei le prova di ogni sorta, vuole piacere a tutti i costi e si rilassa troppo. Si siede sugli zebedei di Mazza e promette: "Adesso io la dò". La linea, che credevate?   I tre semi-nani. Si va alla deriva dopo dieci minuti, con l'esibizione dei tenorini. Bravi, bravissimi. Ma l'esposizione di quelle ugole puberali nasconde qualcosa di osceno. C'è un tempo per ogni cosa, suggeriva l'Ecclesiaste. Che faranno questi talenti a quarant'anni? Chi li proteggerà senza farli finire in un giro circense, tra venditori di acque miracolose e domatori di rinoceronti? Mamma Antonella li coccola, poi li rimette nel baule. Venghino, siòri. Numeri. Il problema è che dopo il responso dell'Auditel qui all'Ariston si respira un'insana euforia. La temutissima sera del debutto ha fatto registrare uno share del 45.29 per cento, con una media di 10 milioni 717mila spettatori. Ieri mattina era tutto un darsi pacche sulle spalle e sorrisi Durban's. Però le cifre hanno dei lati aguzzi, ci si può far male: vero che il primo risultato è stato superiore alle aspettative, ma siamo due punti e mezzo sotto il picco del 2009, e chissà se gli inserzionisti saranno stati contenti. Non bastasse, il record di martedì si è registrato quando in scena c'erano Bonolis e Laurenti. Alle 21.35 erano in 14 milioni e 468mila a gustarsi il loro consolidato repertorio. Qualcuno obietta: grazie tante, quello è il momento in cui le famiglie accendono la tv (e gli uomini si beccano le padellate). Avanti così. Chiediamo al direttore di Raiuno se l'anno prossimo si resta sulla trincea delle cinque serate o ci si stringe a tre, come ipotizza Garimberti. Risposta di Mazza: «Il presidente ha parlato dei Sanremo di cui ha memoria. Io vorrei che il Festival del 2011 somigliasse a questo». No, dai. Si può dare di più, senza essere eroi.   Guerre d'indipendenza. Stavolta hanno fatto fuori dei ragazzini, dei possibili vincitori come Valerio Scanu e i Sonohra. Non resta loro che confidare nel ripescaggio di stasera. Intanto, i trombati della prima sera nun ce vonno stà. Pupo adombra un complotto, e diffonde il bollettino del riscatto: secondo un sondaggio Rai, il 51 per cento degli interpellati vorrebbe fosse salvato l'inno da esportazione "Italia amore mio". Che in tv va fortissimo: da Agrigento a Mentone i gruppi di ascolto restano con le pizzette a mezz'aria, nel timore di strozzarsi dalle risate. Perché non accettare serenamente la sconfitta, o incontrarsi sulla riva di un qualunque fiume per far pace con il nemico? Che però è Nino D'Angelo, tetragono pure lui: «'A canzune de 'o principe? 'Na chiavica». Ecco. Vernacoli. A D'Angelo fanno credere che il suo napoletano non si comprenda in tv. Lui ci casca: «M'hanno chiamato dalla Rumania! Se capiva!». La storia del dialetto è diventata una ciste da rimuovere, nei Festival venturi. Purtroppo il ministro Zaia già si prenota per riaccendere la grana: «Hanno penalizzato le canzoni del Nord, in futuro serve la par condicio». Come no: aspettiamo una "Bela gigogin" rock. E con sottotitoli. Allah salvi la Regina. Che bellezza radiosa, che classe immensa. È venuta a Sanremo per una nobile causa: la campagna mondiale 1Goal, sulla scolarizzazione di 72 milioni di bambini prima del Mondiale di calcio sudafricano. Ma Clericella osa: la bacia, in barba al protocollo, e meno male che non ha di fronte Elisabetta d'Inghilterra. Poi le chiede se il marito l'ha portata in braccio in casa per la prima notte di nozze, se è geloso, e vuole sapere come Rania la cava in cucina. Due tipiche fissazioni della biondariccia, che alla fine cinguetta: «Maestà, ma allora è proprio una di noi!». Poi si incarta: «Ci parli dei pregiudizi tra arabi e musulmani». "Tra"? Alla Farnesina i telefoni si arroventano. Quando i tenorini intonano in suo onore "O' Sole mio" è già incidente diplomatico. La gara. Tra i giovani passano il timido Luca Marino e la sensuale Nina Zilli. Quanto ai campioni, martedì avevano svecchiato, ieri hanno impallinato gli implumi Scanu e Sonohra. Se siamo ai prepensionamenti forzati, aspettiamo il turno di Povia.  

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