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Danze russe in chiave liberty

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Cosìriportare alla luce un balletto perduto, come Il papavero rosso di età sovietica (Mosca, 1927), pone insormontabili problemi di attendibilità. Questo balletto, che mancava da quasi quarant'anni dalle scene e che raramente era uscito dai confini russo-sovietici, è tornato all'Opera in una edizione reinventata da Nikolay Androsov e sotto la vigile direzione musicale di Andrei Anikhanov che ha ridato vita alla discontinua musica di Glière. L'amore tra un capitano rubacuori della marina russa e un'attrice cinese costretta al bordello (Igor Yebra e una strepitosa Oksana Kucheruk) ha per sfondo le lotte dei portuali cinesi, capeggiati dal valente Damiano Mongelli. Ma la fine sarà tragica perché il protettore della ragazza (un incisivo Vito Mazzeo) roso dalla gelosia, la ucciderà. Più che delle danze di falso antiquariato, meglio bearsi allora delle scene vagamente liberty di Elena Politi, anche se il secondo atto risulta prolisso e poco comprensibile.

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