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Quando la scrittura diventa una farfalla oltre le sbarre

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EleonoraSannibale Detenuti dei penitenziari e scrittori di fama lavorano per la prima volta insieme. Nasce il concorso letterario «Racconti dal carcere», ideato dalla giornalista Antonella Bolelli Ferrera, promosso dalla Siae e dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (Dap). Scopo dell'iniziativa portare la scrittura nelle carceri, per contribuire al principio della rieducazione del condannato sancito dall'art. 27 della Costituzione. Infatti, proprio attraverso il racconto autobiografico e l'incontro con dei tutor d'eccezione, i detenuti avranno la possibilità di esplorare la propria esistenza. Il concorso, presentato ieri nella Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo alla presenza, tra gli altri, del presidente della Siae Giorgio Assumma e del Capo del Dap Franco Ionta, è rivolto ai cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, senza limiti d'età, condannati con sentenza di primo grado e attualmente detenuti negli istituti penitenziari del territorio nazionale. Tra gli scritti che i partecipanti dovranno far pervenire alla Siae ne verranno selezionati venti. I testi saranno poi affidati agli scrittori-tutor per una più compiuta espressione letteraria del racconto. Il primo ad avere già aderito all'iniziativa è Giordano Bruno Guerri. Infine, gli elaborati verranno pubblicati e i finalisti del concorso, scelti da una giuria di giornalisti, criminologi ed esperti, saranno premiati in base alle categorie: migliore storia, più intenso processo di riflessione interiore e descrizione più suggestiva della vita in carcere. Nel corso della presentazione Dacia Maraini, madrina del Premio, ha voluto ricordare la scrittrice Goliarda Sapienza, alla quale il concorso è intitolato, che proprio dopo una breve esperienza in carcere ha pubblicato il libro «L'università di Rebibbia». «Mi colpisce la psiche dei detenuti - ha detto la Maraini - Coloro che hanno sempre dato precedenza all'azione quando si trovano chiusi e privati della loro libertà portano fuori il pensiero, la riflessione, la voglia di migliorare i propri rapporti. E l'azione scompare. Vediamo allora che la scrittura diventa come quella farfalla che spesso hanno tatuata: la loro forza».

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