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In controtendenza con quella tradizione che vantava il primato europeo dei giovani inglesi, pronti ad abbandonare il nido materno a 18 anni, ora in Gran Bretagna spopolano i bamboccioni.

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Tornanoda mamma e papà, oltre ai ragazzi costretti alla disoccupazione e senza un elevato livello d'istruzione, anche un terzo del totale per i quali la scelta non è obbligata ma volontaria: sono i kippers, i kids in parent's pockets (i giovani che vivono nelle tasche dei genitori) che non cercano e non hanno lavoro. I dati resi noti dall'Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito svelano che il 25% degli uomini e il 13% delle donne di età comprese fra i 25 e i 29 anni vive ancora con i genitori, contro il 10% degli uomini e il 5% delle donne nella fascia dei trenta. Tanti i fattori che hanno influenzato l'inversione di tendenza, la crisi, la contrazione del mercato del lavoro giovanile, l'aumento del costo delle case e degli iscritti all'università. Così, Quei bamboccioni made in Italy che a 30 anni ancora pretendevano pasti caldi, frigo pieno e bollette gratis, pare abbiano ormai contagiato anche l'isola britannica. Ma a casa nostra che fine hanno fatto i bamboccioni e quelli afflitti dall'eterno complesso di Peter Pan? A raccontare bene la realtà giovanile italiana ci prova ancora una volta Gabriele Muccino, con il film «Baciami ancora», sequel de «L'ultimo bacio». A distanza di nove anni e reduce dai successi hollywoodiani, Muccino racconta (in «Baciami ancora» da venerdì in 600 sale) i 40enni di oggi con qualche problema in più da affrontare e tanta voglia di maturità. Per loro sono cambiate molte cose dal 2000, dai tempi dell'«ultimo bacio»: hanno figli, mogli, qualcuno ha fatto carriera, ma il problema vero è oggi confrontarsi con i propri sogni e con quello che sono diventati. Ritroviamo Stefano Accorsi (Carlo), Claudio Santamaria (Paolo), Pierfrancesco Favino (Marco), Marco Cocci (Alberto), Giorgio Pasotti (Adriano), ma qualcuno non da poco, come Giovanna Mezzogiorno (la moglie tradita da Carlo), non ha risposto all'appello è ha dato forfait (sostituita nel ruolo di Giulia da Vittoria Puccini). Ritorna a casa in versione fricchettona Adriano (Pasotti) dalla moglie (Sabrina Impacciatore), abbandonata con tanto di bambino (lei intanto va a letto con Claudio Santamaria). E di nuovo, Carlo e Giulia, separati ma ancora innamorati, anche loro con un figlio: continuano a far vedere che la loro storia è finita, ma sono entrambi gelosi dell'ex partner. Soprattutto Carlo (Accorsi) del nuovo compagno di Giulia (Adriano Giannini). In crisi anche il matrimonio di Marco (Favino) con Veronica (Daniela Piazza). Motivo? I due non riescono proprio ad avere figli e a, un certo punto, lei sembra si getti tra le braccia di Paolo (Santamaria). Ma, alla fine, tutto sembra andare verso un rassicurante happy end. Per Muccino, i 40enni di oggi «che hanno fatto errori e cercano ora di risolverli, sono più saggi, corrono meno e pensano di più. A 40 anni il destino della giovinezza si compie per intero, si fanno i bilanci, si tende ad ascoltare più che a parlare. Io stesso oggi sono più sereno e penso alle cose da insegnare ai miei figli». Secondo Pasotti (che ha esordito in questi giorni con il romanzo «Dentro un mondo nuovo»), nel film, «abbiamo tutti un cinismo minore, i traguardi da raggiungere diventano più semplici. È una storia d'amore, per la figlia, l'ex fidanzata o la moglie. C'è una grande rivalsa sugli errori fatti nel passato e i personaggi sanno ciò che vogliono». Anche per Accorsi «avere figli ti cambia il modo di pensare a te stesso e al mondo, ti preoccupi molto meno di ciò che gli altri pensano di te». Infine, la new entry Vittoria Puccini ha confessato che condivide «molto di Giulia, il mio personaggio ha una storia naufragata tra tradimenti e rancori con Carlo/Accorsi. Penso che alla fine valga la pena non rovinare i rapporti costruiti, ma ci deve essere l'amore, l'unico che può darti la forza di non ripiegare verso la fuga. Questo è un film sul senso della vita, che è l'amore, soprattutto quello verso i figli».

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