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Le Vibrazioni: «Canzoni senza ansia da prestazione»

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hannocompiuto i primi passi nel music business. Da allora tanti dischi di platino, tanti concerti, Sanremo e un brano passato nella storia della musica italiana: «Dedicato a te». Le Vibrazioni tornano alla carica con un nuovo lavoro intitolato «Le strade del tempo». Undici brani tirati dal primo all'ultimo, con un piede nell'hard rock e la mente ai Led Zeppelin (anche se giurano di aver ascoltato molto i Beatles). «Abbiamo avuto più tempo e abbiamo lavorato in modo più corale, ascoltando le idee di tutti - spiega Sàrcina - In passato per i nostri album eravamo sempre sotto pressione, lavoravamo in fretta e inevitabilmente si finiva per incidere solo materiale scritto da me». «Le strade del tempo» si distingue dai tre dischi precedenti per gli arrangiamenti degli archi, curati da Davide Rossi, già arrangiatore dei Coldplay, per l'intervento dell'arpa di Cecilia Chailly nel brano «Le sirene del mare» e «Come ieri» e per l'utilizzo del pianoforte e del synth da parte di Verderi. «Prima lo strimpellavo - confessa il chitarrista - Ho cominciato a studiarlo seriamente dopo che ho preso una stecca durante un collegamento con il Tg4 da Sanremo. Da allora ho deciso di fare sul serio», racconta divertito per poi aggiungere: «La sicurezza che trasmettiamo attraverso questo album deriva dal fatto che abbiamo preso coscienza che il nostro lavoro, oltre ai concerti, è anche incidere dischi». Che sia l'album della maturità non c'è alcun dubbio. Soprattutto quando si sente Sàrcina che spiega da dove viene la sua ispirazione. «Finalmente mi sono liberato dall'ansia da singolo - aggiunge il cantante - per la prima volta ho lavorato senza sentire la pressione di dover incidere un'altra "Dedicato a te". Quella resta il classico esempio di evento giusto arrivato al momento giusto. Ma non si può passare la vita a fare le stesse cose o a inseguire gli stessi suoni. È bello anche pensare di registrare canzoni che in un modo o in un altro siano in grado di accompagnare la nostra vita e quella di chi ci ascolta». E il pensiero di Francesco Sàrcina vola subito a suo figlio Tobia, tre anni. Prende il cellulare in mano, fa vedere a tutti la foto di un meraviglioso bambino biondo e dice: «Ecco, questo è il mio vichingo». Guerriero come il padre, d'altronde. Car. Ant.

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