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La raccolta differenziata sbarca a teatro

Lo spettacolo

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La cronaca vera si sposta sempre più spesso dalle pagine dei giornali alle tavole del palcoscenico, dove l'autenticità delle notizie trova una sede più diretta e libera da condizionamenti mediatici e censure ideologiche o politiche. Ulderico Pesce percorre da anni questo itinerario, informando il pubblico teatrale della realtà che troppo spesso ci viene edulcorata, mistificata o nascosta. Accade anche con lo spettacolo «Asso di monnezza: i traffici illeciti di rifiuti in Italia», coprodotto da Legambiente e dal teatro dei Filodrammatici di Milano, in scena fino al 24 gennaio all'Orologio per raccontare le losche vicissitudini che attanagliano l'Italia, tanto da creare un modo di dire per cui il vero asso nella manica sarebbe «quello di monnezza», perché l'immondizia smaltita illegalmente offre una grande possibilità di arricchimento. «La stampa si è occupata molto della spazzatura che ha invaso le strade della Campania e della Sicilia, perché era sotto gli occhi di tutti. Io mi occupo anche di quella "monnezza" che non si vede, assai pericolosa, prodotta dalle industrie, che viene smaltita nell'ombra» dichiara l'attore. «Arsenico, cobalto, fosforo vengono prelevati soprattutto nelle industrie del Nord, che ne producono il 74%, e vengono scaricati nel Centro Sud: sulla terra agricola, nel mare, nei fiumi. Due esempi: tra il 2004 e il 2005 solo a Villaliterno, in provincia di Caserta, sono stati versati sulla terra agricola 38.000 tonnellate di veleni chimici, mentre nel mare di Taranto sono state gettate 90.000 tonnellate di idrocarburi. La Magistratura ha certificato tanti di questi episodi che dovrebbero essere perseguiti con il codice penale, invece di essere puniti dal codice civile con un'ammenda pecuniaria. Ho intervistato giudici, gente che vive nelle vicinanze di discariche, ammalati di tumore, malavitosi, ambientalisti e carabinieri, ora, grazie al teatro, a una storia e a dei personaggi, voglio far conoscere queste testimonianze. Quand'ero bambino vedevo mia nonna che scaricava gli avanzi di cibo e i resti organici sotto un ulivo: era una raccolta differenziata per necessità, che noi oggi dovremmo scegliere».

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