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Le due anime della scultura in nome di Crocetti e Mazzacurati

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Losi vede bene in due belle mostre capaci di riportare l'attenzione su due grandi scultori come Venanzo Crocetti e Marino Mazzacurati. A Crocetti (Giulianova 1913- Roma 2003) viene reso omaggio dal Complesso dei Dioscuri al Quirinale, nella mostra curata da Tiziana D'Acchille, mentre l'inquieta figura di Mazzacurati (San Venanzio di Galliera, Bologna 1907-Roma 1969) viene ricordata dalla preziosa esposizione ospitata nel Casino dei Principi di Villa Torlonia e curata da Silvana Bonfili con Annapaola Agati. Se Crocetti è uno scultore intimamente classico, Mazzacurati è stato invece un eclettico anticlassico, votato soprattutto a una vena espressionista che arriva al grottesco: basta vedere in mostra i bronzi quasi satirici dei due fratelli de Chirico, Giorgio ed Alberto Savinio. Ma la sua fama è dovuta ai numerosi Monumenti ai caduti della Resistenza realizzati per diverse città italiane e dal forte impatto realistico. Tutta la storia della scultura, dagli egizi ad Arturo Martini, sembra vivere rinnovata con il suo culto per la bellezza del corpo umano nelle opere di Crocetti, come il magnifico e intrepido «Pescatoriello con cappello» (1935) che evoca lontane memorie del Guerriero di Capestrano o come la strepitosa «Zingara» (1937) che trasuda echi della statuaria etrusca pur fremendo di vita appassionata e di mistero nello sguardo assorto. E se Crocetti visse appartato e solitario, Mazzacurati fu invece al centro della vita culturale romana fra gli anni venti e trenta. Gab. Sim.

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