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Legge europea contro la Chiesa

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Uno dei film più attesi per la bruciante attualità dei temi che affronta, raccontati attraverso una storia d'amore e d'amicizia, arriva nelle sale da venerdì distribuito da Teodora. «Welcome» di Philippe Lioret è diventato un caso in Francia, non solo per i 10 milioni di euro d'incasso, ma anche per la sua denuncia contro la dura legge europea sull'immigrazione. La pellicola, dopo aver vinto il Premio del pubblico a Berlino e il Premio Lux del Parlamento Europeo, ha visto scendere in campo, per le sue forti tematiche, il ministro dell'Immigrazione francese Eric Besson. Soprattutto dopo l'affermazione del regista per il quale «la legge francese ricordava quella del governo Vichy rivolta a chi aiutava gli ebrei: quello che accade a Calais mi ricorda ciò che è accaduto in Francia durante l'occupazione tedesca - ha detto Lioret - Aiutare un clandestino è come aver nascosto un ebreo nel '43, vuol dire rischiare il carcere». Al centro della questione, oltre alla situazione sconcertante della cosiddetta «giungla di Calais» c'è infatti l'articolo L622/1 della legge sull'immigrazione voluta da Sarkozy. È il reato di solidarietà (5 anni di reclusione) inflitto ai cittadini francesi che aiutano i clandestini. Tra le conseguenze paradossali dell'articolo, c'è stata anche la messa sotto inchiesta dell'organizzazione umanitaria Emmaus, fondata dall'Abbé Pierre. O assurdi fatti di cronaca, come quello della casalinga di 59 anni trattenuta dalla polizia per aver ricaricato il cellulare ad alcuni immigrati irregolari. Tutto ciò fa emergere una Europa medievale nelle sue leggi e nei suoi odii e progiudizi. Una Francia peggiore dell'Italia, dove invece la Chiesa svolge un lavoro di grande solidarietà anche per gli immigrati bisognosi. In base alla legge italiana il minorenne descritto nel film dovrebbe essere preso in affidamento da una struttura e certo non c'è il carcere per chiunque lo aiuti: «Il problema generale riguarda l'Europa dove domina la percezione che l'irregolare è per forza pericoloso». ha spietato Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). «In realtà - ha detto Lioret - non volevo fare un film politico, ma alla fine questa pellicola mi ha reso da cineasta un cittadino. Mancano molte forze, come quella dei cattolici: dalla morte del fondatore di Emmaus in Francia è stato tutto più difficile, lui e il suo movimento si sono opposti con forza a queste leggi».

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