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Tiepolo e Mantegna maestri d'illusionismo

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Vistoche da una cornice, dipinta, sbuca fuori un ragazzo scamiciato e dall'aria angosciata: poverino, sembra proprio che abbia una gran voglia di fuggire da quella tela che lo imprigiona. Il titolo - "Huyendo de la critica", e cioè "Fuggendo dalla citica" - è una sorta di ironico commento o, se preferite, di provocatorio proposito: il pittore, spirito libero e creativo, è stanco di ingoiare il veleno dei giudizi critici. E se ne va o meglio ci prova. Lanciando una sfida che è duplice: riprodurre (o re-inventare) la realtà e in questa "illusione" tessere un ulteriore inganno. Già, il trompe-l'œil. Grandi azzardi, fascinose bugie. È questo che racconta la Mostra allestita a Palazzo Strozzi ("Inganni ad arte. Meraviglie del trompe - l'œil dall'antichità al contemporaneo", fino al 24 gennaio 2010. Catalogo a cura di Anna Maria Giusti, Mandragora, pp. 320, euro 38): l'eterno duello tra la realtà e la sua simulazione, tra il vero e l'imitazione del vero, "potenziato" da un "inganno ad arte" che sconvolge le prospettive, disorienta, cattura. Ma si tratta di una prigionia di lusso cui affidi di buon grado i tuoi sensi stregati. Lungo le stazioni di un sontuoso viaggio nell'immagine: 150 opere di pittura, scultura e arti applicate che coinvolgono/travolgono i sensi nelle suggestioni di un "mondo parallelo". Meraviglie su meraviglie perché siamo in presenza di fior d'illusionisti, di ingannatori/incantatori come Tiziano, Velasquez, Mantegna, Tiepolo, Tintoretto. Venerabili maestri che, con occhi e mani sapienti, si sono cimentati nell'arte della "contraffazione". In origine, nobili contrassegni che diventano archetipi: ad esempio, dietro certe "nature morte" che offrono frutta che ti vien voglia di afferrare e gustare (si veda in Mostra il "Grappolo d'uva appeso davanti a una nicchia" del fiammingo Barend van der Meer), può ben esserci la lezione del pittore greco Zeusi. Il quale, a detta di Plinio il Vecchio, dipingeva per l'appunto grappoli d'uva così realistici da indurre gli uccelli a beccarli. Ma di "mirabilia" in questa fiera della finzione ce ne sono a sazietà: finestre che si affacciano su vedute urbane, vani che si aprono nelle pareti, armadietti che vi stanno accostati e contengono di tutto e di più, carte da gioco che ti inducono in tentazione, preziose collezioni di libri ed altri oggetti cui tendi inutilmente la mano, sculture iperrealistiche che, perfettamente modellate nella loro "umanità", entrano nel tuo spazio, e sono più vere del vero. Come la "Donna con bambino nel passeggino" di Duane Hanson (1925-1996): te li trovi accanto, "fedeli e convincenti", e ti vien voglia di salutare lei e di fare due moine al bambino. E quando ti accorgi che sono fantocci ci rimani male e ti senti ingannato. È il "trompe-l'œil", bellezza. Anzi, è la bellezza del "trompe-l'œil".

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