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Ambra fa girare tutti

Ambra Angiolini

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Sensuale e accattivante, una bionda e insolita Ambra Angiolini si spoglia in un locale a luci rosse esibendosi in una seducente lap dance: questa una delle prime scene del film «Ce n'è per tutti» di Luciano Melchionna, prodotto dalla AMovie di Anna Falchi e del fratello Sauro. Il dramedy (commedia con dramma) è ambientato sul Colosseo dove Gianluca (Lorenzo Balducci) minaccia di suicidarsi. La nonna (Stefania Sandrelli) e i suoi amici, tra cui le infermiere Eva (Angiolini) e Isa (Michaela Ramazzotti), fermano le loro vite per salvarlo, ma in modo troppo superficiale. Mentre una cinica presentatrice tv (Falchi) filma tutto ciò che accade in quall'area capitolina. Ambra, è stato imbarazzante girare la scena dello strip-tease? «Era il mio primo giorno di lavorazione e certo non è stato facile togliersi reggiseno e mutandine davanti a una dozzina di operatori. Ma non mi sento una vamp e non giro in mutande nemmeno a casa. Invece per il mio compagno (il cantante Francesco Renga) l'idea che io faccia scene sexy ha un lato morboso che non gli dispiace affatto. Sono io che mi creo problemi». Il suo è un ruolo esagerato in tutto, a cominciare dal dialetto romanesco: come si è calata in quei panni? «In certi momenti mi sembrava un ritorno alle origini. Eva, il mio personaggio, va in giro scosciata, si tinge di biondo platino e dice frasi del tipo: "Quello nun me piace però me fa sesso". Da piccola ho sofferto molto del complesso di apparire un'ignorante: a 13 anni può a volte capitare di dire "i bracci"». Lei è stata un'adolescente famosa per il programma televisivo «Non è la Rai»: qual è ora il suo rapporto con la tv?  «Non mi propongono niente di interessante. Oggi la tv continua ad essere un punto di partenza, come è stato per me. Ma c'è differenza: allora era difficile arrivare sul piccolo schermo e persone come Carrà, Baudo o Cuccarini, erano lontanissimi. Adesso invece in tv ci vanno tutti e questa innovazione è nata proprio con me, all'epoca di "Non è la Rai"». Crede che la gente corra troppo e non comunichi più, proprio come accade nel film? «Ho accettato questo copione soprattutto perché è una storia corale e questo è un momento storico in cui c'è bisogno di collaborazione. Nel lavoro cerco novità, sono un fantasista più che un'attrice. Giudizi e pregiudizi frenano la crescita: io non giudico il mio personaggio, apparentemente superficiale ma in realtà bisognoso di un grande abbraccio. Ci vuole maggiore solidarietà tra le persone».

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