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«La mafia si sconfigge anche con le fiction»

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MaridaCaterini Al timone di Forum, la più longeva trasmissione Mediaset che quest'anno compie 25 anni, Rita Dalla Chiesa parla a tutto campo del mondo della tv. E si sofferma sui cambiamenti che a suo parere ci sono stati nella lotta alla mafia, da quando 27 anni fa suo padre il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fu assassinato a Palermo. Dopo tanto tempo, ritiene che le nuove generazioni abbiano compreso il sacrificio di suo padre? Più passano gli anni e più mio padre è ricordato con affetto. Se ne parla costantemente nelle scuole e nelle università. Credo che a distanza gli eventi si comprendano meglio. Lui è stato l'unico non siciliano morto in terra di Sicilia per i siciliani. Cosa è mutato negli anni, nella lotta alla mafia? Io vado spesso a Palermo. E noto che la gente ha meno diffidenza nei confronti delle istituzioni. Tutti, soprattutto i giovani, hanno voglia di far capire che la Sicilia fa parte dell'Italia. Perciò sono più propensi a denunciare i soprusi. Come viene raccontata la mafia in tv? La serie «Il capo dei capi» di Canale 5 ha fatto più danni alla mafia di una battaglia perduta. La gente è intelligente, ha capito che non ci si può più fermare, perché finora è stato fatto molto con il sangue di tanta gente. A proposito di tv, è davvero da demonizzare? Esiste un certo tipo di snobismo dietro queste affermazioni. La gente oggi ha il telecomando in mano e decide liberamente cosa vedere. Il problema, secondo me, è che la tv di servizio dovrebbe essere solo tv di servizio. Il che non sempre avviene. Ritiene che il pubblico si sia disabituato alla buona tv? Assolutamente no. Quando c'è la segue. Personalmente credo nelle trasmissioni di divulgazione culturale e scientifica fatte dalla Rai e da Mediaset. Seguo con interesse ad esempio i programmi di Licia Colò e Geo & Geo. Ma i reality e tutto il trash che c'è dietro? Non li demonizzo, anche se concordo che dobbiamo reimparare ad avere un minimo di pudore. Io sono del vecchio stampo ed anche mia figlia Giulia la pensa come me. C'è un reality che mi appassiona: è «L'isola dei famosi». Significa che andrebbe a fare la naufraga? Non ho le caratteristiche adatte. Ma ritengo l'esperienza dell'isola molto importante, i naufraghi devono affrontare il problema della sopravvivenza, della fragilità psicologica, della paura, della convivenza con gli altri che spesso si è rivelata molto difficile. E poi Simona Ventura è davvero brava. E del «Grande Fratello cosa pensa?» Essendo stato il primo dei reality show, il GF si basa su meccanismi differenti. Dica la verità: a Mediaset ha mai avuto qualche censura? Nessuno in tanti anni si è mai permesso di dirmi «di questo puoi parlare, di quest'altro no». Io a Forum esprimo sempre le mie idee, spesso ho preso anche posizioni scomode ma tutti hanno sempre il più totale rispetto per le opinioni mie e degli altri. Qualcuno però pensa che la libertà di stampa in Italia sia in pericolo. Trovo che non ci sia mai stata tanta libertà come adesso. Molti parlano anche troppo. Sono quelli che credono di essere depositari di un certo tipo di cultura che ritengono sia quella giusta. C'è stata anche una mobilitazione a sostegno della libertà di stampa, ma sembrava una manifestazione contro qualcosa o qualcuno.

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