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Il mostro di Firenze per non dimenticare

Ennio Fantastichini, nel ruolo di Renzo Rontini, e Marit Nissenin una scena della fiction di Antonello Grimaldi Il mostro di Firenze

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«Si sta arricchendo di una nuova sensibilità storica il racconto della cronaca nera in tv. Il filone giallo criminale legato ad eventi accaduti è stato sempre molto battuto, ma ora noto un crescendo di attenzione verso la realtà che certamente sarà presente anche nella serie Il mostro di Firenze. In questo contesto vanno inserite fiction come Romanzo criminale e Il capo dei capi». Ne è convinto Carlo Lucarelli, scrittore, conduttore tv, giornalista, sceneggiatore.   Cronaca nera in tv l'ha reso famoso. Negli anni scorsi ho dedicato due puntate della mia trasmissione Blu notte, su Raitre, al caso del mostro di Firenze, ripercorrendo le drammatiche vicende legate agli otto duplici omicidi avvenuti tra il 1968 ed il 1985 nelle campagne fiorentine. Il compito di scrittori e sceneggiatori, a cui si saranno certamente adeguati gli sceneggiatori della fiction in arrivo stasera su Fox Crime, è non permettere che la gente dimentichi le proprie tragedie.   Perché, lo teme? Sono certo che nessuno degli italiani vuole dimenticare, ma è necessario che il racconto della realtà sia svolto in modo corretto. Certo, fiction come "Il mostro di Firenze suscitano angoscia", ma è un'angoscia salutare, a mio parere, che serve a far riflettere. Quando la tv è in grado di stimolare tali sensazioni ha svolto il suo compito informativo ed educativo. Io sono convinto che il telespettatore non debba lasciare il piccolo schermo con un senso di appagamento e tranquillità. La tv deve porre interrogativi, inculcare dubbi e fare in modo che la nostra memoria storica non resti nel passato ma si trasferisca nel presente e viva con noi. Quali rischi per fiction del genere? Guardi, sarò tra gli spettatori de "Il mostro di Firenze". Sono certo che le sei puntate sono state confezionate con molta cura e rispetto per le persone ancora vive sulle quali si è abbattuto quel dramma. La differenza, infatti tra il racconto di una storia d'invenzione ed una realmente accaduta è per me così riassumibile: la prima lascia più libertà di scrittura, la seconda deve aderire nella scrittura e nella sceneggiatura alla realtà dei fatti senza perdere di vista il rispetto verso i sopravvissuti.  

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