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Il "povero" Tarantini rovinato dalla D'Addario

Bruno Vespa

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Da oggi in libreria il volume di Bruno Vespa «Donne di cuori» - Duemila anni di amore e potere. Da Cleopatra a Carla Bruni, da Giulio Cesare a Berlusconi (Mondadori - Rai Eri, 564 pagine, 20.00 euro). Un grande affresco sul ruolo delle donne nella storia: dai passionali amori di Napoleone e dalle lettere appassionate di Garibaldi alla bulimia sessuale di Kennedy e Clinton, dalle seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D'Alema fino alla vivace vita amorosa di Berlusconi, seguendo il filo rosso dell'eros, dell'amore e della seduzione. Pubblichiamo l'anticipazione del capitolo II, "Dalle cene in Sardegna ai misteri di Bari". E Tarantini disse: «Sono convinto che si tratta di un complotto». Il 9 settembre 2009 il «Corriere della Sera» pubblicò i verbali dell'interrogatorio del 29 luglio di Gianpaolo Tarantini indagato per sfruttamento della prostituzione. Tarantini parlò di una trentina di ragazze che aveva portato da Berlusconi nell'arco di diciotto serate. Alcune, ha detto l'imprenditore pugliese ai magistrati, vi andarono gratis, con il solo rimborso delle spese di viaggio se arrivavano da fuori Roma. Altre, invece, furono pagate, nel caso in cui si fossero trattenute durante la notte. Di queste, alcune ammisero di essersi fermate, altre no. E altre ancora smentirono tutto. Tarantini negò comunque con fermezza che il presidente del Consiglio sapesse che fra loro vi fossero delle escort pagate a tariffa per eventuali prestazioni sessuali. Chiedo a Tarantini se conosceva così bene tutte le donne che portava alle cene di Berlusconi da escludere che avrebbe potuto comportarsi in modo scorretto. «Assolutamente sì, tranne nel caso della signora D'Addario, che non conoscevo e che mi è stata presentata il giorno precedente alla prima cena del presidente.» Da chi le è stata presentata? «Da Max Verdoscia, mio amico e socio, ed evidentemente anche amico della D'Addario.» (Durante l'inchiesta, Verdoscia è stato arrestato per aver fornito a Tarantini consistenti dosi di droga). La D'Addario sostiene che tutti, Berlusconi compreso, sapevano che tre ospiti di una cena erano escort. Berlusconi lo nega. «La D'Addario mente» puntualizza Tarantini. «Il presidente era all'oscuro di tutto. Non immaginava neppure lontanamente che io potessi retribuire le ragazze.» (Questo è un punto al quale deve tenere molto, perché lo ripete più volte.) Perché, a suo giudizio, Patrizia è andata a palazzo Grazioli armata di registratore? «Alla luce di quanto è successo, sono sempre più convinto che si sia trattato di un complotto.» La D'Addario le ha raccontato che intendeva chiedere al premier un interessamento per la sua pratica edilizia? Le ha riferito di avergliene accennato dopo il primo incontro? «Non mi ha mai detto niente. Di questa storia non so assolutamente nulla.» Dunque, lei non ha mai parlato con Berlusconi di questa aspirazione della donna? «Mai e poi mai.» È stato Berlusconi o è stata la D'Addario a proporle il secondo incontro? «Sono stato io.» Barbara Montereale le ha riferito che la D'Addario, dopo il secondo incontro con il presidente, le avrebbe detto di essersi sistemata? «Non ricordo niente del genere.» Posso chiederle come le è saltato in mente di infilare persone del genere in uno dei luoghi più riservati dello Stato? Non ha mai immaginato che la scorrettezza di una sola di queste ospiti avrebbe potuto mettere - come infatti è accaduto - il presidente del Consiglio in una situazione terribile? «Purtroppo ho sbagliato. Mai avrei pensato che una persona come la D'Addario potesse arrivare a tanto. Purtroppo non la conoscevo, mi sono fidato di un amico.»  È riuscito a scusarsi con Berlusconi? «Personalmente no. L'ho fatto attraverso i mezzi d'informazione.» Posso chiederle come la sua famiglia ha vissuto questa circostanza e come si è giustificato con sua moglie? (La coppia ha due bambine: una di cinque anni e una nata nella primavera del 2009, poco prima che scoppiasse lo scandalo.) «La mia famiglia è stata distrutta da questa vicenda, moralmente ed economicamente. I rapporti con mia moglie sono rovinati.» Perché lei era convinto che soltanto attraverso le scorciatoie si potessero fare buoni affari? Mi riferisco, naturalmente, anche ai suoi rapporti pugliesi… «Non l'ho mai pensato. Se vuole alludere a un "sistema Tarantini", bene, questo non esiste. Basti vedere come si sono concluse le vicende Protezione civile e Finmeccanica. Dopo quei due rifiuti, non ho chiesto più niente.» Ora bisogna chiedersi come un interrogatorio secretato sia potuto uscire dalla Procura della Repubblica. I difensori di Tarantini, per non correre il rischio di essere sospettati, non ne chiesero nemmeno la copia cui avevano diritto. Il 9 settembre, giorno della clamorosa pubblicazione dell'interrogatorio sul «Corriere della Sera», era la data prevista da tempo per l'insediamento del nuovo capo della Procura barese, Antonio Laudati. Il quale parlò subito di violazione della legge a opera degli investigatori, e qualcuno maliziosamente osservò che la comparsa di quei verbali sulle pagine del quotidiano milanese era un eloquente messaggio di benvenuto al nuovo procuratore. Per metterlo dinanzi al fatto compiuto. Per lanciargli un chiarissimo avvertimento.

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