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Fiction slovena, «Trieste è nostra» resuscita le stelle rosse jugoslave Divampa la polemica nel Carso

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Siintitola “Trst je naš!”, Trieste è nostra. Il grido di battaglia del IX Corpus titino che occupò il capoluogo giuliano alla fine della seconda guerra mondiale. Quaranta giorni di deportazioni e violenze contro migliaia di italiani. In tanti morirono di stenti nei campi di concentramento jugoslavi o infoibati nelle cavità carsiche. Trst je naš è una parodia, giura il giovane regista, ma solo il titolo riapre ferite mai rimarginate. Gli esuli istriani, fiumani e dalmati, che hanno provato sulla loro pelle le violenze dei titini vogliono denunciare Lubiana alla Commissione europea. Il cortometraggio, girato in 16 millimetri, dura 27 minuti. Domani verrà presentato a Sesana, sull'ex confine fra Italia e Slovenia, a due passi da Trieste. “Una doppia provocazione: il film lo mostrano in quello che fu uno dei maggiori centri di smistamento dei deportati italiani durante l'occupazione jugoslava di Trieste e Gorizia” denuncia Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli istriani. David Tercon, responsabile delle attività culturali di Casa Kosovel, dove verrà proiettato il cortometraggio, la pensa diversamente: “Il film è una parodia degli stessi partigiani”. La pellicola è ambientato nel 2010 e parte con un gruppo di sloveni che “giocano” alla guerra fra partigiani del maresciallo Tito e tedeschi. Il protagonista, Franco, guida i suoi alla conquista di Trieste, con tanto di divise e bustine con la stella rossa e bandiere jugoslave svolazzanti. L'obiettivo è far riscoprire alle giovani generazioni i valori della resistenza partigiana. La polizia slovena decide di intervenire e Franco reagisce a raffiche di mitra accusando gli agenti di essere “collaborazionisti”. La situazione degenera con scene di battaglie e di colonne partigiane, che marciano verso Trieste. Alla fine il protagonista dona alla figlia Mateja l'uniforme titina. Una specie di passaggio di testimone fra generazioni. Anche se solo la proiezione integrale del cortometraggio svelerà la reazione della ragazza. Il regista, Ziga Virc, ha 22 anni, ma paragona il suo lavoro a “Il grande dittatore” di Chaplin. “Il mio film è una parodia, non una provocazione, prende in giro proprio un certo modo di pensare”, sostiene. Nel trailer, però, si susseguono gli slogan “Trieste tornerà slovena” e “nel 2010 riscriveremo la storia”. Dice lo storico Francesco Perfetti: «Benigni sì occupò dell'olocausto con un film poetico. Ma questa pellicola, già nel titolo e nell'uso delle immagini di repertorio, rischia di riaprire sanguinose sofferenze». E Marco Pirina nel suo libro "Genocidio" elenca 5700 scomparsi da Trieste e Gorizia. Il cortometraggio è stato finanziato dall'Accademia slovena per la cinematografia e lanciato dalla tv di Stato. Dopo lo scoppio delle polemiche è riapparsa, sul Carso triestino, la famigerata scritta Trst je naš. L'Unione degli istriani ha inviato una lettera al sottosegretario agli Esteri, Mantica, e al ministro Frattini, chiedendo di intervenire. Si attende domani, la proiezione integrale del film, per dar vita ad un'azione legale. “Il giorno dopo siamo pronti a denunciare la Slovenia a Bruxelles – sostiene Lacota – per incitamento all'odio razziale”.

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