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«Ricorda con rabbia»

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Tiberiade Matteis Inquietudini, frustrazioni e impotenze dell'Inghilterra di cinquant'anni fa sembrano corrispondere perfettamente alla condizione della gioventù italiana di oggi ed è per questa ragione che il testo rivoluzionario di John Osborne «Ricorda con rabbia», rappresentato per la prima volta l'8 maggio 1956 al Royal Court di Londra e subito configuratosi come l'emblema degli «angry men» di allora, si dimostra di impressionante attualità nella nuova edizione italiana firmata da Ennio Coltorti, nella quadruplice veste di adattatore, interprete, scenografo e regista, da stasera al 29 novembre all'Arcobaleno, coadiuvato dal figlio Jesus Emiliano Coltorti, da Adriana Ortolani ed Edoardo Persia con costumi di Mina Bavaro e musiche di Luigi Maiello. «Un lavoro che riassumeva il crollo dell'illusione di un'epoca "felix" e la rabbia riversata dal protagonista su tutti e tutto, con un pianto improvviso e inaspettato destinato a rivelarsi anche, al contrario, una forma di fragilità, diventarono addirittura il simbolo di una generazione e il diretto preludio del '68 francese» ha spiegato Ennio Coltorti. «La messa in scena odierna di questo "classico", imperniata su una ricostruzione realista dell'ambientazione originaria, trae la sua motivazione dalla necessità di recuperare una memoria drammaturgica in un periodo storico dominato da un'esasperante fretta, o, per meglio dire, frenesia nonché da una preoccupante superficialità politica e culturale. I giovani a cui ho proposto la lettura del copione vi hanno scoperto il proprio manifesto se non un vero specchio, nella sensazione che il nostro Paese stia vivendo, adesso più che mai e a causa del suo consueto ritardo sulle avanguardie politiche e culturali, consonanze inquietanti con quella situazione stagnante, deludente e priva di prospettive che, dopo aver dato vita a una lunga fase di strisciante malessere, deflagrò in seguito in una furiosa, tragica e spesso autodistruttiva rabbia giovanile. Assistere ora a questo spettacolo non può che offrire ai ragazzi una materia di approfondimento e di crescita e ai più adulti un'occasione di analisi e di riflessione nonché di rimpianto e nostalgia per ideali perduti».

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