Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Cocci, serve il censimento

Cocci antichi

  • a
  • a
  • a

Un immenso patrimonio archeologico nascosto tra gli scaffali delle case italiane. Ci sono voluti professori, mercanti d'arte, forze dell'ordine e politici, incontratisi a Milano nelle sale dell'università Iulm, per trovare una soluzione capace di riportare alla luce questo mondo sommerso. La data appare fatidica giacché il problema a oggi compie 100 anni, infatti, bisogna risalire al 1909 per trovare una legge in materia. In quella data, a causa del grande scandalo dei pezzi trafugati all'estero che investì il Paese, si pensò a un ordinamento della tutela per i beni archeologici che definisse la proprietà del sottosuolo. Non più del privato cittadino, bensì dello Stato. Da quel momento in poi dimostrare che un oggetto fosse legittimamente di proprietà del cittadino è diventato un calvario. Una proposta nata circa quindici anni fa sta tornando alla ribalta, questa oscura norma, che gira e rigira nel mondo delle burocrazie ministeriali, sarebbe un censimento. obbligatorio per i Beni archeologici in possesso ai privati cittadini antecedenti al 476 d.C. Il costo per il cittadino? Poca cosa. Pino Bianco mercante d'arte e grande sostenitore del progetto parla di "poche decine di euro, 50 euro al massimo per ogni oggetto. Inoltre non è questione meramente economica, vi è all'origine una tutela del cittadino fino a oggi dimenticata che farebbe in modo di evitare le aggressioni a cittadini onesti ed eliminerebbe la piaga dei tombaroli". L'idea di un censimento nasce dall'esigenza che a oggi in Italia si immagina esistano più di 50 milioni di Beni in possesso dei privati, nemmeno un esercito potrebbe stabilire l'onestà dei molti e la colpevolezza dei pochi, da qui l'esigenza di porre un punto che faccia da spartiacque. Dopo di che o l'oggetto ha un numero che fa riferimento a una scheda inserita in una banca dati ministeriale o è ovviamente illegale. Sarebbe un durissimo colpo al mercato nero che, di fatto, sarebbe drasticamente eliminato, inoltre anche la piaga dei Tombaroli conoscerà la sua fine poiché qualunque oggetto rinvenuto in uno scavo clandestino non avendo il certificato non avrebbe più nessun valore. Va però affrontata la questione che qualche malfattore finisca nel calderone del censimento legalizzando l'oggetto rubato. Dice il Capitano Massimo Rossi del gruppo di Tutela Patrimonio archeologico della Guardia di Finanza: "Non parlerei di sanatorie, ma è importante che inizi una collaborazione tra il mondo privatistico e noi per portare alla luce il patrimonio artistico e culturale che a oggi vive nell'ombra". La proposta ha trovato sponsor bipartisan nel corso degli anni. Basti fare una carrellata di ex ministri favorevoli: Buttiglione, Rutelli, Veltroni. Pare che anche l'attuale Ministro Bondi sia favorevole. Di certo la cosa fa gola a tutti, non solo si tratterebbe di una norma che parte da una necessità reale, ma potrebbe portare alle casse dello stato tra il miliardo e i tre miliardi di euro. Una cifra che permetterebbe di avviare attività di tutela del patrimonio artistico, e perché no aiutare la ricostruzione del centro storico dell'Aquila.

Dai blog