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Walesa parla di Obama, Putin e Ue

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L'umanesimo del Terzo Millennio. Lech Walesa ne parla al Festival e calamita più fans di Clooney. Mezz'ora sul red carpet del Premio Nobel per la Pace, l'operaio di Danzica che con Solidarnosc ha dato una spallata al comunismo. Insieme a Wojtyla. Walesa è venuto a Roma per «Popieluzsko», il film polacco - distribuito in Italia da Ranieri Made, la stessa di «Katyn» - che racconta di padre Jerzy, il prete diventato cappellano di Solidarnosc, ucciso dai gendarmi del regime giusto 25 anni fa, il 19 ottobre 1984, ancora non si sa come, perché il corpo fu ritrovato in un lago. Un bel film corale (7 mila tra attori e comparse), insieme palpitante e rigoroso nello squarciare una pagina di storia che i giovani di Varsavia, di Cracovia, di Katowice, di Lodz non conoscevano. I valori, la persona umana, le radici cristiane dell'Europa. Walesa martella su questi temi, carezza l'obiettivo di benessere per il pianeta. Un «si può fare» con precisi distinguo politici, però. La Russia, prima di tutto: «É nel caos, e non ha buone relazioni con noi.Vedo due Putin. Il primo tiene la briglia stretta e cerca di fare le riforme, il secondo è l'ex Kgb che dice "ve la farò pagare". Dobbiamo aiutare il primo per non trovarci con una Russia scomoda e combattente». Su Obama: «Mi ha sorpreso il suo Nobel. Un azzardo, un acconto su quanto farà. È stato eletto per le riforme, chissà se riuscirà ad accontentare Europa e Usa. Deve farcela. Non possiamo sopportare un'altra crisi economica, quella in cui ci hanno trascinato le banche è specchio di un vecchio modo di pensare. Un problema globale». Batte ancora sulle riforme: «Città inghiottite dal traffico come Roma, disoccupazione, questi i nodi da affrontare. E non vale la scusa che non ci sono risorse. Il 50 per cento dei soldi è impiegato per gli armamenti, liberiamo questo fiume di denaro per progetti sensati». Lo sguardo torna in Europa, a padre Jerzy, ai cattolici in politica. «Il continente ha bisogno di eroi come Popieluszko. Lottò per democrazia, libertà, valori cristiani. In una Polonia zittita in cui per la nazione parlava la Chiesa. Una simbiosi. Se non fosse stato così, il mio Paese sarebba sparito dalla carta geografica. Certo, il cappellano di Solidarnosc ha pagato un prezzo troppo alto. E ancora non sappiamo la verità sulla sua morte. Ai funerali mi chiedevo se fosse dovuta allo zelo isolato di un agente segreto o a un piano preciso per atterrirci. E parlai fuori dalle frasi concordate con la censura. Il mio Nobel, un anno prima, era stato come un vento che alza le vele in un momento in cui avevamo rallentato la nostra azione. Ora spero che il Vaticano veda il film e acceleri il processo di beatificazione di padre Jerzy. Perché senza Wojtyla e Popieluzsko il terzo millennio sarebbe un altro».

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