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Andrea Minguzzi, 14 Agosto 2008...

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Campioneolimpico a Pechino. Un'impresa... Sì, il primo azzurro a riuscire in un'impresa talmente grande vent'anni dopo un grande maestro come Vincenzo Maenza. Il ricordo di quel giorno? Un ricordo bellissimo, incancellabile. Il mio sport è il mio lavoro ma è anche il mio sogno. E sognando tanto alla fine i sogni si avverano. Comunque con Fodor è stata durissima, ho stretto i denti. D'altronde con questo sport è proprio così. Dov'è nato? A Castel San Pietro Terme vicino Bologna. I miei genitori di Imola, mio papà possiede una ferramenta agricola, vende un po' di tutto. Mia mamma è casalinga. Una famiglia unita, ho due sorelle e due fratelli. Voleva da grande diventare un atleta? Mia sorella maggiore Valentina è anche un'atleta, Gruppo Sportivo Polizia Penitenziaria. Ho respirato lotta fin dalla nascita. Ho scoperto questa disciplina per gioco. Ero piccolissimo, giocavo sul materasso di casa con mio papà. Era un lottatore degli anni Settanta. Avevo sei anni, ho iniziato a praticare questo sport. Mio papà, il mio primo allenatore. Un suo maestro? Vincenzo Maenza, un grande campione della lotta, mio allenatore per tanto. Mi sono allenato con lui dagli 11 ai 18 anni. Un periodo fondamentale per la mia crescita. E a scuola? Sono diplomato in perito meccanico e nel 2004 entro a far parte della grande famiglia delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della polizia dello Stato. Ero già un atleta a livello internazionale, la polizia mi propose di tesserarmi con le Fiamme Oro con la guida tecnica di Mauro Massaro e Marco Papacci. E la notorietà? La notorietà mi interessa poco. Comunque la notorietà è interessante dal punto di vista anche economico, più sponsor e più soldi. E poi si può pubblicizzare tanto questo mio sport. Il prossimo traguardo? Le Olimpiadi. Vivo ad Imola e mi alleno a Roma. Sono una persona tranquilla. Quando lotto mi scarico. È innamorato? Per ora non sono fidanzato. Ma chissà!

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