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Tarantino: "I miei bastardi pulp violenti e antinazisti"

Il regista Quentin Tarantino

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Camicia nera, jeans scurissimi, occhiali a goccia e sguardo penetrante acceso dalla sua proverbiale e implacabile ironia. Così, Quentin Tarantino, accompagnato dall'attore Eli Roth e dal produttore Lawrence Bender, è apparso ieri nell'hotel Hassler di Roma, davanti a una folla di giornalisti pronti ad applaudirlo ad ogni sua sagace battuta. «Bastardi senza gloria» è la sua ultima opera, già osannata al festival di Cannes (dove il protagonista Christoph Waltz ha conquistato la Palma d'oro) e dal 2 ottobre distribuito da Uip in 400 copie. Il film, ambientato nella Seconda guerra mondiale, girato in Germania, tra Bad Schandau, Berlino e Babelsberg, è in pieno stile Tarantino: ricco di tensione, sparatorie e violenze, alternate a dialoghi deliranti e senza fine. È una storia di grande nemesi, dove il cinema cambia la Storia e assume il ruolo di salvatore del mondo. La missione Kino di un gruppo di «bastardi americani», comandati da Brad Pitt (tenente Aldo Raine), è distruggere una sala cinematografica, dove si rappresenta alla presenza di Hitler e Goebbels, «Nation's Pride», film sulla gloria dell'esercito germanico. «Mi piace che in questo film sia la forza del cinema a combattere i nazisti e non solo in senso metaforico ma come realtà assoluta - ha spiegato Tarantino -. Sono i protagonisti del film che hanno riscritto il corso degli eventi. Il Terzo Reich viene demolito grazie ad un incendio propagato da un ammasso di pellicole. Non mi considero un cineasta americano, faccio film per il mondo e l'America è solo un mercato. Sono come un'aspirapolvere. Stavolta mi sono ispirato ai polar di Melville come alle pellicole hongkonghesi sulle Triadi e ai giapponesi sulla yakuza, il tutto con l'approccio hollywoodiano. Ma soprattutto il mio è un "maccheroni-combat" con tante influenze cinematografiche italiane».   E di citazioni e riferimenti italiani il film trasuda. A cominciare dalle musiche di Ennio Morricone al titolo, che rievoca chiaratamente «Quel maledetto treno blindato» di Enzo Castellari (1978), fino allo spaghetti western di Sergio leone. Dai polizieschi di Fernando Di Leo all'ennesimo omaggio a Edwige Fenech: Ed Fenech è infatti il nome del generale interpretato da Mike Myers in un cammeo. Senza tralasciare l'esilarante sequenza in cui Brad Pitt ed Eli Roth si fingono «cinematografari» nostrani imitando un improbabile italiano.   E a proposito, Eli Roth ha confessato di aver imparato «la lingua italiana in un'accademia davvero speciale, quella dei B-Movie con Alvaro Vitali, Lino Banfi, Lory Del Santo in "W la Foca", Barbara Bouchet e soprattutto Bombolo al quale mi sono ispirato per il mio personaggio, il bastardo Donny Donowitz, soprannominato Orso ebreo. E proprio da ebreo, essendo cresciuto con innumerevoli film in cui noi eravamo sempre le vittime della Shoah, è stato liberatorio impugnare la mazza da baseball, far parte di un gruppo di soldati ebrei superviolenti nella Francia occupata dai nazisti nella Seconda guerra. Nel film andiamo a caccia di nazisti per ucciderli, prender loro lo scalpo o disegnare con dei coltellacci delle svastiche sulle loro fronti». Più che mai, rispetto ai suoi precedenti film, Tarantino abbraccia linguaggi (cinematografici e non) di tutto il mondo. Grazie anche al personaggio di Hans Landa (Christoph Waltz), ironico, sapiente e viscido, capace di torturare le sue vittime con colti ed estenuanti dialoghi, ricchi di metafore. È un cacciatore dialettico «un gatto per i topi» (come egli stesso ha definito nel film gli ebrei) che riuscirà a smascherare l'attentato (almeno in parte). E mentre, a sorpresa, Tarantino confessa che magari «quando andrò in pensione farò il critico, ma non su internet perché amo la carta stampata», Brad Pitt ha snobbato l'appuntamento capitolino. Pur essendo stato il giorno prima al festival spagnolo di San Sebastian, dove aveva dichiarato che per lui «Tarantino è un dio e il suo set era come una chiesa».

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