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"La Mostra non è rossa né trash"

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Nonostante i gossip su Clooney-Canalis e nonostante le critiche di alcuni politici sull'arrivo di Chavez al Lido. «È stato un ospite come gli altri - ha detto Baratta. Mi sono comportato da padrone di casa, accogliendolo all'ingresso e salutandolo. D'altra parte, non c'era alcun membro del governo e neppure il sindaco di Venezia Massimo Cacciari: avrebbe reso ufficiale una visita che non lo era e, di fatto, oggi nessun politico mi ha chiamato su Chavez. La patata bollente non è mia, piuttosto di Barack Obama, che in questa ridefinizione dell'ordine mondiale deve fare i conti con i populismi e con il rapporto tra le democrazie». E sull'ipotesi che - per alcuni - Venezia 66 è un festival spostato a sinistra, Müller ha ricordato che il film sui terroristi, «La Prima Linea», è finito al festival di Toronto: «Il produttore Andrea Occhipinti della Lucky Red non ce lo ha mai proposto, l'avremmo visto come gli altri film. Non abbiamo neppure "Barbarossa" di Renzo Martinelli, anche questo mai proposto alla selezione». Su una Mostra sospesa tra le presenze della escort Patrizia D'Addario, della turbolenta Paris Hilton e della chiacchierata coppia Clooney-Canalis, da un lato, e da film impegnati come quelli di Moore, di Stone o di Placido, dall'altro, Baratta e Müller hanno sottolineato che «non è stata sollecitata da noi nessuna particolare presenza di personaggi, ma è facile considerare Venezia un'occasione per farsi vedere. La Mostra non ha come proprio obiettivo il glamour, ma investe soldi per scegliere film che mai come quest'anno mostrano una rappresentazione della realtà, al passo con i tempi dei grandi cambiamenti sociali, politici ed economici, che stiamo vivendo». .

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