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La litigata a Telemike, il primo reality

Sgarbi con Bongiorno in una puntata di

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Passi per Costanzo: il suo teatro era il luogo della parola dove potevano esercitarsi e farsi conoscere talenti teatrali, comici, cantanti e persino un dissacratorio polemista quale io, con sorpresa, mostrai d'essere. Ma dopo la bruciante affermazione del 1989, in alcune folgoranti puntate prima la Rai, con la Rai, poi Canale 5 con Mike, trovarono stimolante affiancare un temperamento irriverente e trasgressivo a due figure d'ordine. Ricorderò che dopo un attacco al Papa dovetti pagare una multa di 15milioni e tolsero al programma della Carrà la diretta. Situazione eccitante, ma catastrofica. Così, l'anno dopo, passai a Canale 5 a misurarmi con il monumento-Mike. Rapporti sempre cordiali, ma in quell'anno 1991-92 maturò la mia esperienza politica di deputato. Primo atto pubblico, una spedizione sull'Etna in eruzione. Come molti ancora ricordano, al rientro da Zafferana Etnea dichiarai che avrei desiderato che l'Etna distruggesse le brutte costruzioni di speculazione, in gran parte abusive e, come poi si appurò, seconde e terze case, anche di mafiosi. Fui frainteso. Il paradosso, e soprattutto, il desiderio di restituire alla natura la sua bellezza, venne interpretato come una forma di razzismo verso le povere vittime (che non ci furono). Fui maltrattato dal povero Andrea Barbato nella sua “Cartolina”; e, quando rientrai nello studio di Telemike, fui sottoposto a un processo anche da Bongiorno. Questo il retroscena. Ma, nonostante i tanti anni, tutti hanno visto quel memorabile litigio e ancora si divertono a un battibecco senza limite (durò 13 minuti). Non potendolo cancellare del tutto (eravamo in differita, c'erano i giornalisti in studio) Mike ridusse lo scazzo a 3 minuti, sufficienti a capire il tenore e la temperatura dello scontro. Soltanto qualche anno dopo Antonio Ricci di «Striscia la Notizia» recuperò la registrazione integrale. Ed essa è diventata uno dei momenti più noti della televisione. Oggi la riguarderò con commozione, ma fino ieri l'ho pensata con divertimento e ammirazione: perché, nello scontro, Mike non solo mi tiene testa, ma non cede di un millimetro, è pronto a mettere in discussione tutta la sua “allegria” e ironica bonomia per ribattere colpo su colpo alle mie invettive. I temperamenti non potevano essere più lontani: il suo generalmente conciliante, il mio generalmente irritante. Ma c'era qualcosa di più: uno scontro generazionale e una diversa concezione del linguaggio televisivo. Mike il padre e io il figlio. Il padre fa una ramanzina, cerca di ricondurre il figlio alla ragione. Quello non ci sta e il padre alza il tono, ribadisce i suoi concetti, perde anche lui il controllo; ma, soprattutto, non lascia perdere. Ne esce il primo reality della tv. Mike si dimentica di essere Mike, si lascia andare. Forse pensa che tanto non siamo in diretta, non presume che il nostro litigio integrale verrà poi trasmesso. Ed è meraviglioso vederlo così fuori dalla sua misura, dalla sua forma. Prima di quel momento Mike era stato il punto d'arrivo dell'unità d'Italia, un personaggio risorgimentale. Con lui, americano, la lingua italiana era arrivata in tutte le case, sostituendo i dialetti. I principi etici, i valori, l'idea di famiglia, in una corrispondenza con la maggioranza silenziosa democristiana e con i timorati principi della Chiesa cattolica avevano in lui un interprete naturale, l'equivalente televisivo di ciò che era in politica Andreotti, nel cinema Alberto Sordi, nel giornalismo Enzo Biagi. La generazione dei padri del dopoguerra nell'Italia unificata dalla televisione. Io ero il ribelle, di un'altra generazione, di un'altra Italia, con un diverso linguaggio e con lo spirito di denuncia, non di conciliazione. Difficile mettere insieme personalità più lontane. Ma io, come ogni buon figlio, avevo affetto per il padre, pur ribellandomi alle sue idee. Naturalmente la settimana dopo tutto era superato. E se io ero il figlio ribelle, la consolazione per lui sarebbe stata trovare un altro figlio intelligente, vivace. Quel figlio buono è Fiorello, al quale Mike ha affidato i suoi segreti e con il quale ha verificato sintonie e affinità. L'ultimo Mike, autoironico, pronto a trasformarsi in leggenda fino a non potere piu' essere chiuso nel cliche' dei telequiz.. E andando a Sky era come se Mike fosse andato ad abitare nella casa del figlio. Non è riuscito a divertirsi, ma ha dimostrato di non essere mai diventato vecchio.

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