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La Roma multietnica di Noce

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Celo dimostra questo primo film di Claudio Noce che ha già comunque un felice passato nel settore dei cortometraggi, premiati, segnalati, presentati in vari festival. Oggi, con «Good Morning Aman», rivisitando un suo documentario di qualche anno fa sulla Roma multietnica, ci dice di un giovane somalo, Aman appunto, diventato ormai cittadino italiano e abbastanza bene avviato sulla strada dell'integrazione anche se, dopo la partenza di un amico per l'Inghilterra, medita di raggiungerlo per integrarsi là anche meglio. Il suo piano, però, si concede una pausa perché Aman, su un terrazzo del quartiere Esquilino dove abita, fa la conoscenza di un ex pugile, Teodoro, che da anni quasi non esce di casa, oppresso da un passato oscuro svelato a strappi (una moglie da cui è stato lasciato, un incidente con la sua auto che è costata la vita a un passante). Fra i due nasce una curiosa amicizia in cui le parti sembrano rovesciarsi: Aman «protegge» Teodoro, evitandogli forse un suicidio, Teodoro quella protezione (che in lui colma un terribile vuoto) la ricambia con un soccorso materiale di cui l'altro, comunque ha bisogno. Si faranno del bene a vicenda anche se solo Aman riuscirà a vincere la sua battaglia per la vita. Di nuovo solo e deciso ormai a trasferirsi in Inghilterra. Queste ultime soluzioni Claudio Noce le ha affidate a modi e a ricerche linguistiche scopertamente visionarie, ai margini del surreale e dell'implicito. Il resto, senza però fratture di stile, ce lo ha proposto invece in chiave di realismo quotidiano ravvivato da un linguaggio che tende a stringere le immagini sui personaggi, scandendone gesti e movimenti con ritmi fluidi ma sempre fortemente concentrati. In una Roma, appunto anche multietnica, in cui ci si fa incontrare quasi ad ogni svolta una galleria di facce, spesso mostrate molto da vicino, per suscitare su tutta la storia delle atmosfere corali pur lasciandovi emergere in mezzo delle solitudini disperate. Un film già maturo, perciò, nel saldo dominio di tutti i mezzi espressivi e con una attenzione meditata e felice per i caratteri, le motivazioni psicologiche, le reazioni. Anche all'insegna del non detto. Teodoro è Valerio Mastandrea, con forti tensioni. Aman è il somalo Said Sabrie, una faccia giusta. (Settimana della critica, Italia)

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