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Il recital di Dado mette in fila canzoni, monologhi e battute

Dado

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Il suo dichiarato amore per il teatro canzone ne fa uno dei cabarettisti più originali, sempre in bilico tra musica e comicità, tra la battuta al fulmicotone e la satira che fa riflettere. Per questo, e non solo per i suoi tanti exploit televisivi, Dado è ormai da tempo uno dei comici romani più amati dal pubblico. Sarà lui il protagonista stasera alle 21,45 all'Ombra del Colosseo con il suo show dal titolo «Recital» in cui, accompagnato dalla sua inseparabile chitarra, proporrà al pubblico del Parco del Celio battute, canzoni ed esilaranti monologhi. «È uno spettacolo interamente concepito e affrontato da solo chitarra e voce, reggerò un'ora e mezza di show senza mai lasciare lo strumento - ci ha detto Dado - Per questo confesso che ho dovuto imparare a suonare un po' meglio la chitarra. Fortunatamente ho come maestro il mio amico Alex Britti, suonando con lui fino alle 5 del mattino mi sono convinto che anche da soli con una chitarra si può fare molto; sapendola suonare in un certo modo si può riproporre tutta la forza sonora di una band». Assai ricca la scaletta della serata. «Proporrò i pezzi più forti del mio repertorio con monologhi e canzoni - spiega - I temi saranno tanti. Del resto soprattutto d'estate propongo uno spettacolo, come dire, "a gentile richiesta", essendo poi l'unica data a Roma non posso esimermi dal soddisfare le richieste del pubblico». Il comico romano si è sempre dichiarato un estimatore del teatro-canzone alla Gaber, ma ha sempre amato anche la comicità più scanzonata del cabaret. «Ma non mischio mai le due cose - prosegue Dado - A un certo punto dello spettacolo mi tolgo la camicia e dico: "queste sono le cose che siete abituati a vedere in tv, ora faccio tutto quello che in tv non mi faranno fare mai. E da qui parto con la mia satira. Diciamo che da quando tolgo la camicia, legittimo a me stesso quella libertà di cui parlava proprio Gaber». Ricco anche il programma dei prossimi progetti. «Debutterò a fine novembre al Brancaccio con "Appeso ad un file» - conclude - uno spettacolo che mette a fuoco le differenze tra la fisicità dei dischi, delle foto e di tutti gli oggetti di noi ragazzi di una volta e l'intangibilità dei file delle generazioni di oggi».

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