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Il carteggio inedito con Prezzolini e l?Herald Tribune

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Ancheper me, come per qualunque americano, o per qualunque inglese "my country, wright or wrong". Per quanto gravi fossero i torti di Mussolini contro il popolo italiano, e contro l'umanità, per quanto criminale fosse la guerra fascista, io non mi sarei mai sognato di levare un solo dito per aiutare gli eserciti alleati a vincere e a distruggere il mio paese. E disprezzo con tutto il cuore quegli italiani che, col pretesto della politica, hanno tradito il proprio popolo, i propri soldati, dando informazioni militari agli eserciti alleati. Non vi è americano onesto, che non possa apprezzare in tutta la sua serietà, e rispettabilità, il mio punto di vista: che è quello di un uomo che dal fascismo ha sofferto carcere e deportazione, ma che è rimasto fedele al suo onore di italiano e di ufficiale (....) Come si può dunque insinuare che Dario è il ritratto di Malaparte? Dario è semplicemente il figlio naturale di Mr Percy Winner, uno dei tanti little bastards che gli eserciti americani hanno lasciato dietro di sé nella loro marcia liberatrice attraverso l'Italia e l'Europa. Nulla più. Malaparte nell'aprile 1947 al «New York Herald Tribune», che non la pubblicò mai Caro Malaparte, avrai saputo di un libro, titolo Dario, nel quale qualche giornalista di qui ha ravvisato una sorta di tua biografia. Se quella era l'intenzione di Winner, si tratta di una vera e propria calunnia combinata per 150 pagine. Per fortuna è scritta così male, che nessuno la legge. Prezzolini a Malaparte, 12 maggio 1947 Carissimo Prezzolini, mi pare ridicolo assomigliarmi a un tizio che ne fa di tutti i colori, mentre io ne faccio, sì, di molti colori, ma non di tutti, e sempre colori onesti. Non vedo Winner dal 1941, non l'ho potuto incontrare a Roma dopo la liberazione, ecc. ecc. Scriverò a Winner che rettifichi, altrimenti gli farò causa non appena verrà in Italia. Egli deve dire che Dario non sono io. Io non ho mai avuto contatti con gli americani né prima né durante la guerra, e questo ci tengo venga messo in chiaro. Io non ho mosso un dito perché il mio paese andasse in rovina. Non ho questa triste gloria: e se lo avessi fatto, oggi sarei...bé, lasciamo stare. Malaparte a Prezzolini, 16 maggio 1947

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