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Le paure della paternità senza peli sulla lingua

Vincenzo Salemme

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Una persona attanagliata dalla paura di crescere e dal terrore di assumersi le responsabilità di adulto che si trova a dover ricoprire il ruolo tanto difficile quanto impegnativo del papà e per di più di una persona adulta, è questa la storia di «Bello di papà», lo spettacolo di Vincenzo Salemme di scena al teatro Romano di Ostia questa sera alle 21. Si tratta di una rielaborazione, completamente ampliata e rifatta da Salemme, di un suo vecchio canovaccio del 1996. Non l'aveva mai portato in scena Salemme ma sempre tenuto in un cassetto questo spettacolo, scritto in origine per due comici pugliesi. Così al momento opportuno l'autore e attore napoletano come si dice in gergo ci ha rimesso le mani, lo ha adattato alle caratteristiche della sua compagnia e lo ha portato in tournée per l'Italia riscuotendo grande successo di pubblico un po' dappertutto, come ha dimostrato anche la tappa romana dello scorso anno al teatro Olimpico. Antonio, il protagonista di questa commedia interpretato dallo stesso Salemme, come detto è un uomo che non vuole crescere ma che per paradosso si trova costretto a subire atteggiamenti e capricci infantili da un amico adulto che ha superato l'età infantile ormai da un pezzo. L'amico in questione, Emilio (intrepretato da Domenico Aria) è reduce infatti da una grave crisi depressiva e dalle cure di un bizzarro psicanalista che lo fanno letteralmente regredire e lo portano così a chiedere al vecchio amico Antonio di fargli da padre. ìInizierà così una girandola di colpi di scena – racconta Salemme - con scambi di ruolo dove i figli non sono più figli e i padri hanno paura di essere padri ». C'è grande attesa dunque per questa nuova versione dello spettacolo che l'autore e regista Salemme ha nuovamente ritoccato dando a tutta la messa in scena ritmi ancora più serrati rispetto alla versione del teatro Olimpico.

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