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Stop ai fondi per eventi insensati

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{{IMG_SX}}Di soldi nel mondo dello spettacolo ne girano. Eppure, il mondo del cinema è in subbuglio per il mancato reintegro del Fus (fondo unico per lo spettacolo), che ripartisce denaro pubblico nei vari settori, dal cinema agli enti lirici, dal teatro alla danza e alla musica. Ma un buco nero esiste e, magari, è giunta l'ora di praticare una migliore ripartizione dei finanziamenti per una guerra mirata gli sprechi. E per mettere un freno anche a quella miriade di festivalini, eventi sperduti e a quelle artisticamente miserrime mostre, che pullulano in Italia e che nessuno frequenta, se non gli addetti ai lavori (per giunta pagati dagli ignari contribuenti). Infatti, molte di queste insensate manifestazioni vengono finanziate proprio dallo Sato. Nel Consiglio dei Ministri dello stanziamento per il cinema non si è fatta parola. Per l'Anac (associazione nazionale autori cinematografici) «le conseguenze sono la paralisi di tutto il cinema italiano con una drammatica ricaduta occupazionale: a mala pena si produrranno 10 film invece dei 70 previsti, che già rappresentavano una diminuzione rispetto agli anni precedenti». Anche perché oltre allo stanziamento per il reintegro del Fus c'era la promessa di un provvedimento aggiuntivo per il cinema di almeno 30 milioni di euro. Però di milioni nel mondo dello spettacolo e del cinema ne arrivano, e tanti: ma dove vanno a finire? Il ministero per i Beni e le Attività Culturali ha stanziato per l'anno 2009 un Fus di circa 380 milioni di euro ai quali se ne aggiunge un altro milione (circa) già accantonato e altri 20 milioni esclusivamente finalizzati alle fondazioni lirico sinfoniche. La ripartizione finale dà quindi agli enti lirici il malloppo maggiore pari al 47,5% (circa 200 milioni di euro); al cinema il 18,5% (più di 70 milioni); al teatro 16,2722% (circa 60 milioni); alla musica 23,7416% (poco più di 50 milioni)); alla danza 2,25 %; al circo l'1,5262%; all'osservatorio dello spettacolo 0,18% e alle spese per le Commissioni 0,03%. Come ha ricordato lo stesso ministro Bondi, ad oggi, nella lirica la spesa per personale assorbe circa «il 70 per cento del finanziamento pubblico; a ciò si aggiunge un deficit per 170 milioni di euro accumulato da 13 fondazioni liriche dal 2002 ad oggi e nello stesso periodo debiti iscritti nello stato patrimoniale che superano i 290 milioni di euro nonostante il finanziamento pubblico statale rappresenti quasi la metà del fondo unico per lo spettacolo (Fus)». Occorre perciò tenere conto «delle attività già svolte e rendicontate dei livelli quantitativi e dell'importanza culturale della produzione svolta della regolarità gestionale nonchè degli indici di affluenza del pubblico». Parole sante. Soprattutto se si va a sbirciare tra le carte del ministero per i Beni culturali e si scopre che quasi 70 milioni di euro rappresentano il totale delle finalità di finanziamento date ad associazioni culturali, al centro sperimentale, a premi, festival (molti semi sconosciuti e non frequentati dal grande pubblico) e a contributi promozionali, compresi quelli per il nostro cinema all'estero. Avete, ad esempio, mai sentito parlare dell'Istituto Multimediale Internazionale Scrittura e Immagine di pescar? A tale istituto vanno annualmente 20 mila euro, ma per fare cosa? Mentre l'Ente Mostra Internazionale del Cinema Libero si becca 120 mila euro. Oppure, 60 mila euro vengono ricevuti dall'Associazione Grandi Eventi Culturali: ma quali sono questi eventi? Altro rinforzo alla cultura arriva dall'Arcus, Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo, S.p.A costituita nel febbraio 2004, con atto del ministro per i Beni e le Attività Culturali. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal ministero dell'Economia, mentre l'operatività aziendale è guidata dal ministro per i Beni le Attività Culturali, che esercita altresì i diritti dell'azionista. Arcus può anche sviluppare iniziative autonome. Un esempio dei suoi progetti? Se al Ravenna festival vanno 550 mila euro gli Schermi di qualità ricevono 3 milioni e mezzo di euro. Senza soffermarsi su ulteriori contributi a festival d'eccellenza.

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