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Ludovico Einaudi

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GabrieleAntonucci Chi l'ha detto che musica classica ed elettronica, da molti considerate agli antipodi, non possano trovare una felice sintesi? Lo dimostra il convincente album «Cloudland», ispirato a un romanzo dello scrittore nigeriano Amos Tutuola, che stasera il trio Whitetree presenta alle 22 presso il laghetto di Villa Ada per la rassegna «Roma incontra il mondo». Dietro il nome inglese si celano Ludovico Einaudi, considerato uno dei migliori pianisti italiani, e i fratelli Ronald e Robert Lippock dei To Rococo Rot, band di culto dell'elettronica tedesca. Il suono avvolgente e minimalista del pianoforte di Einaudi si fonde alla perfezione con la potente sezione ritmica di Roland e con le incursioni elettroniche di Robert, dando così vita a una musica sorprendente e ricca di suggestione. L'incontro tra musicisti di estrazione così diversa è avvenuto alcuni anni fa a un concerto dei To Rococo Rot a Milano. «Mi piacque molto la loro esibizione - racconta Einaudi - rimasi impressionato dall'interazione tra percussioni ed elettronica. Andai a trovarli nel loro camerino e scambiammo solo poche parole, dicendo che sarebbe stato bello collaborare insieme, un giorno». I fratelli Lippock, d'altra parte, avevano sempre desiderato suonare con un artista dal background accademico e con un approccio alla musica assai diverso dal loro: «Non avevamo mai lavorato con melodie così definite - sottolinea Robert Lippock - Quando Ludovico si siede al piano è pura energia e il nostro album vive di questo aspetto. Il nostro sound a volte è molto potente e a volte è delicato, ma sempre aperto alle novità». Einaudi non è nuovo a queste contaminazioni, visto che ha iniziato la sua carriera giovanissimo a Torino in un gruppo di rock progressive, per poi virare verso studi classici, culminati nel diploma in composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Nel 1996 la pubblicazione dell'album «Le onde», con splendide ballate per pianoforte ispirate all'omonimo romanzo di Virginia Woolf, segna il punto di svolta della sua carriera. Iniziano così anche diverse collaborazioni per il cinema e numerosi viaggi per il mondo, di cui molto importante è quello in Mali, che ispira il disco «I giorni». Nel 2006 esce «Divenire», considerato dalla critica il suo capolavoro.

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