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Arriva il commissario Van In

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Unaltro libro giallo (o noir se preferite) proveniente dal Nord Europa arriva dalle nostre parti speranzoso di far breccia nel cuore degli aficionados del genere: «Il quadrato della vendetta» di Pieter Aspe (Ed. Fazi) che il quotidianio francese Le Figaro ha già bollato come «il Simenon fiammingo». In realtà Aspe ha già inondato il Belgio (la sua patria: è nato a Bruges nel 1953) e l'Olanda con una ventina di gialli (tra cui «Il quadrato della vendetta») che hanno come protagonista la sua «creatura», il commissario Pierre Van In. In pochi anni è diventato un fenomeno editoriale: un milione e seicentomila copie vendute, praticamente un abitante su cinque ha acquistato almeno un libro della serie. L'indotto non è da meno: dai romanzi sono stati tratti undici film e cinque serie televisive. Non solo ma l'ente turistico della sonnecchiante città di Bruges (e come non ricordare la celebre frase di Ray-Colin Farrell nel film «In Bruges» che in punto di morte esclama: «Ragazzi forse questo è l'inferno! Dover passare l'eternità in questo c.. di Bruges») ha organizzato dei tour nei luoghi immortalati dai libri. Un pò come a Stoccolma con i libri di Stieg Larsson. Il commissario Pieter Van In appartiene alla categoria dei poliziotti stressati, depressi, abbrutiti da un lavoro logorante. Quarant'anni (o giù di lì) portati malissimo, incipiente pancetta, dita (e denti) ingiallite dalle sigarette, il fegato ingrossato dalle pinte di birra. La vita sentimentale è poi un disastro: i poliziotti, si sa, non hanno orari e le mogli alla fine li mollano. Van In, però, ha stoffa: si muove come una volpe astuta nella Bruges del crimine e del malaffare. Risolve i rebus anche più ingarbugliati: nel «quadrato della vendetta» ad esempio al centro dell'indagine su un misterioso furto in una lussuosa gioielleria, c'è un antico enigma legato addirittura ai Templari. Tanto valente quanto imbranato nella vita privata. Per esempio nei suoi tentativi di approccio con la giovane e avvenente sostituto Hannelore Martens che irrompe nella sua vita. Questo lato molto umano del suo carattere lo accomuna a un altro eroe-poliziotto di best sellers nordici: lo svedese commissario Kurt Wallander creato dallo scrittore Henning Mankell. Anche Wallander va in giro con la barba trascurata, gli abiti stropicciati e le scarpe sfondate. Imbattibile sul lavoro, ha una situazione familiare catastrofica. A differenza di Van In nella vita di Wallander, che è separato dalla moglie, c'è però una figlia ventenne che vive con lui. E che gli fa da mamma. Kurt Wallander, poliziotto charmante nel suo essere naif, è approdato recentemente sulla tv satellitare Sky magistralmente interpretato dall'attore inglese Kenneth Branagh (tre film prodotti dalla BBC, domani sera c'è il gran finale). Il collega fiammingo Van In, invece, arriva in libreria a metà luglio. Lo stile di Aspe è vivace, spigliato, ironico. L'ideale sotto l'ombrellone. Nat. Pog.

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