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La Biennale azzecca i premi Ma su lady Lennon fa flop

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Conbuona pace del gruppetto di soliti snob che hanno larga influenza sul sistema dell'arte internazionale più alla moda, ha destato una pessima impressione il Leone d'oro alla carriera attribuito dalla Biennale di Venezia, su proposta del Direttore Daniel Birnbaum, a Yoko Ono, più nota come moglie della star dei Beatles John Lennon. E lo sconcerto è aumentato di fronte agli inconsistenti foglietti poetici presentati dall'artista giapponese nella mostra «Fare Mondi». Più equilibrato, anche se non esaltante, è sembrato invece l'altro Premio alla carriera, attribuito al maestro concettuale John Baldessari. Per fortuna la Biennale di Arti Visive e la Giuria internazionale presieduta da Angela Vettese fanno invece centro con il Leone d'oro per la migliore partecipazione nazionale attribuito al padiglione statunitense per il lavoro di Bruce Nauman e con quello per il miglior artista della mostra individuato in Tobias Rehberger, tedesco, classe 1966. Apparentemente svantaggiato dal luogo che è stato coinvolto dal suo lavoro, ovvero la caffetteria-ristorante del Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, Rehberger ha invece creato un vertiginoso ed ultramoderno ambiente bianco e nero con improvvisi flash di colore e fatto di forme geometriche che si incastrano ed inseguono con ritmi spaesanti. La sua ispirazione è nata nientemeno che da una tecnica pittorica usata per mimetizzare le navi militari. E il risultato è un posto fatto per sedersi ma non certo per far riposare lo sguardo. Il Premio al Padiglione americano va ad una nazione che ha saputo fare una scelta netta e rigorosa, contrariamente a quanto abbiamo purtroppo fatto noi italiani. E va soprattutto ad uno degli artisti più influenti e complessi di questi ultimi trent'anni, l'americano Bruce Nauman, classe 1941, capace di muoversi con eguale forza fra la scultura e il video, l'installazione e il neon. Tutti i suoi lavori girano intorno al rapporto fra corpo e spazio e fra elementi visivi ed acustici per offrirci vere e proprie esperienze destinate ad influenzare la nostra condizione fisica e psicologica. Ecco allora i suoi sorprendenti intrecci di mani in bronzo che indagano tutti gli aspetti della gestualità umana o anche i suoi gruppi di teste in resina che diventano fontane zampillanti. Tra l'altro la sua mostra presentata a Venezia ed intitolata «Topological Gardens» non è limitata al solo padiglione U.S.A. ma coinvolge altre due sedi della città.

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